LO STUPRO DI PALERMO, di Nicoletta Agostino

Agostino, Facebook
"Falla ubriacare che poi ci pensiamo noi"

"Ti giuro, vero, questa è una p*ttana, ce la siamo fatta tutti, eravamo tanti, una sassolata. Eravamo un casino".
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"Ieri sera niente, se ci penso un po' mi viene lo schifo, perché eravamo ti giuro 100 cani sopra una gatta, una cosa di questa l'avevo vista solo nei video porno. Eravamo troppi, sinceramente mi sono schifiato un po', ma che dovevo fare? La carne è carne, gliel'ho abbagnato pure io il discorso..."
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"Dopo si è sentita pure male, si toccava là sotto piegata a terra: "chiamate un'ambulanza!", ma va, c*caci la m*nchia! L'abbiamo lasciata lì e siamo andati via...".
"Lei era tutta ubriaca - l'amica sua l'ha lasciata sola, voleva farsi a tutti. Alla fine gli abbiamo fatto passare il capriccio". [...] non voleva, faceva 'no, basta!, ma quello che la struppiò di più" - "amunì ca ti piaci" e "arripigghiati che mi si sta ammosciando".
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"[...] i pugni che le davano e pure gli schiaffi..."
"Ti giuro, ci fa il p... che la testa l'aveva dentro la m..., quello gliel'ha infilata e quello che cercava di metterglielo nel...". "Non respirava". "Questo a cavallo, così, quella là sotto e quello così"
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"Figghiò me lo mandi il video pure a me, quello di là del Foro Italico?"
"Questa non è che se ne spunta che l'avete stuprata? Stai attento a questi video" - "Ma infatti adesso li sto eliminando tutti, lo sto mandando solo a chi lo dovevo mandare perché non ne voglio sapere niente di questa storia...".
"Non trovano niente" - "Ma compà, ve lo immaginate se spuntiamo nel telegiornale? Nel telegiornale non ci spuntiamo? Mi ammazzo figghiò, io posso scappare, me ne posso andare in Messico!" - "Compà io in America, in Venezuela" - "Io me ne vado in Thailandia".
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Questi sono stralci delle chat e degli audio che alcuni dei ragazzi che hanno preso parte allo stupro di gruppo di una diciannovenne, la sera del 4 luglio, a Palermo, si scambiavano la sera della violenza e il giorno dopo. Sono stati trascritti e riportati dal quotidiano Palermo Today e oggi sono ovunque, su tutti o su molti quotidiani. Ho pensato tanto alla possibilità o meno di pubblicarli anche qui, ho pensato se non fosse una doppia violenza per lei. Poi mi è venuta in mente Franca Rame e il monologo dolorissimo del suo stupro, e non ho avuto dubbi.

Perché è importante rendere pubblico questo orrore, parola per parola? Perché quando i vostri figli o le vostre figlie vi chiederanno di spiegare loro cosa significa cultura dello stupro, deumanizzazione dei corpi, cultura del possesso e della prevaricazione, del dominio, voi possiate raccontarlo con le parole giuste. O forse perché possiate spiegarglielo, senza aspettare che ve lo chiedano, soprattutto ai figli maschi, e dare loro gli strumenti per capire che quella ragazza - nella testa dei suoi stupratori - non era una gatta, se almeno l'avessero considerata tale forse ne avrebbero avuto compassione. E invece loro erano infastiditi, schifati, quasi sopresi del fatto che avesse dolore, perfino che respirasse. Una narrazione precisa e puntuale del simbolico non detto dentro uno stupro.
Per loro lei non era un animale, ma un oggetto, e non di piacere, di potere. La cultura dello stupro, che è appresa e interiorizzata, si combatte solo così, partendo dalla consapevolezza che il sesso nello stupro non c'entra niente, e nemmeno il piacere, c'entra solo il potere.

Ps. Molto spesso la narrazione sullo stupro si nutre di particolari e dettagli sulle vittime, quanto avevano bevuto, com'erano vestite, se erano in compagnia o da sole, finendo per colpevolizzarle, il contenuto di queste chat a mio avviso serve anche a fare contronarrazione.
Nicoletta Agostino
Stupri sconcertanti, denunce commoventi, di Elvira Serra