RISCALDAMENTO GLOBALE, L'ELEFANTE NASCOSTO DAI POTENTI, di Stefano Mancuso

L’effetto serra è il motivo per cui il nostro pianeta è sempre più caldo e le città in cui viviamo bollono. Ne avrete sentito parlare: l’esistenza del fenomeno, teorizzato nel 1824 dal grande matematico francese Joseph Fourier, si ritiene normalmente dimostrato sperimentalmente dal fisico irlandese John Tyndall nel 1859. In realtà, l’“effetto serra”, al tempo ancora senza nome, era stato misurato tre anni prima da Eunice Newton Foote. La scienziata americana dopo aver disposto per qualche ora, in piena luce solare, un cilindro riempito di aria umida, uno di aria secca e uno di anidride carbonica, ne aveva misurato la temperatura, rilevando come il cilindro pieno di CO2 fosse più caldo di quello con aria umida, il quale a sua volta era più caldo di quello con aria secca. La sua relazione dal titolo Circostanze che influiscono sul calore dei raggi solari, pubblicata nel 1856, riporta la seguente osservazione: “Un’atmosfera di quel gas [CO2] darebbe alla nostra terra una temperatura elevata; e se, come alcuni suppongono, in un periodo della sua storia l’aria si mescolò ad esso in una proporzione maggiore di quella attuale ... deve necessariamente aver portato a un aumento della temperatura”. Questa ingegnosa scienziata di cui, credo, non si possegga alcuna immagine, ci rivelò ben 169 anni fa il motivo per cui, oggi, il nostro pianeta è sempre più caldo.

Non è una scoperta recente, quindi. Nei due decenni successivi Dmitri Mendeleev inventa la tavola periodica degli elementi (1869), Meucci il telefono (1871) ed Edison la lampadina ad incandescenza (1879). Oggi a nessuno, sano di mente, verrebbe in mente di affermare che la tavola periodica, il telefono o la lampadina non funzionino. La stessa cosa accade per il riscaldamento globale: anch’esso funziona, proprio come descritto da Eunice Newton Foote. Il fatto che il mondo sia governato da persone che lo negano non ha nulla a che fare con la scienza ma soltanto con il fatto che il telefono e la lampadina rendono più ricchi, mentre il riscaldamento del pianeta, no. Ora, sebbene sia comprensibile che un ristretto gruppo di oligarchi, versati nell’arte dell’esercizio del potere come sopraffazione, abbiano deciso, unanimi, di non dedicare più una parola, atto o pensiero al riscaldamento globale, anzi smantellando, per quanto nelle loro capacità, ciò che di buono era stato fatto finora, più difficile è comprendere come folle di persone, colpite direttamente dagli effetti del riscaldamento globale, se ne rimangano zitte e buone, sopportando a capo chino quanto accade, convinte che di estate abbia sempre fatto caldo e che nulla si possa fare di fronte ai capricci della natura. È questo il capolavoro degli oligarchi di cui sopra: essere riusciti a nascondere l’elefante nel salotto. E, vedete, il riscaldamento globale è davvero un enorme elefante.

Per la scienza si tratta del più grave problema che l’umanità abbia mai avuto nel corso della sua storia. Ignorarlo è la cosa più stupida che si possa fare, perché il pianeta continuerà a scaldarsi come predetto da Eunice Newton Foote e le stupidaggini senza senso di chi lo nega non aiutano davvero a raffreddarlo. Intanto, per ogni mese passato a queste temperature, oggi, non domani o fra vent’anni, muoiono decine di migliaia di persone nella sola Europa. A causa del caldo, nel luglio del 2022, neanche lontanamente il più caldo dei mesi estivi degli ultimi anni, ma l’ultimo di cui sono stati analizzati i dati, sono morte in Europa 65000 persone, 16500 in Italia. In un solo mese. Sono dati pubblicati su Nature, la più importante rivista scientifica che esista, possiamo crederci. Quante persone sono morte in Italia per il caldo nel 2023 e nel 2024? E in questo bollente e inaudito inizio di estate? E cosa stiamo facendo per raffreddarci e preservare la vita di tanti? Oltre a suggerire agli anziani, ai fragili e ai deboli di idratarsi tanto, mangiare frutta e verdura, evitare lo stufato di cinghiale e recarsi nei centri commerciali nelle ore più calde, intendo.
Stefano Mancuso, Repubblica 6 Luglio 2025