LA PUBBLICITA' DI LEOTTA CON BAMBINO. E MENO MALE CHE HA UNA FIGLIOLETTA! di Lucia Talarico

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#DilettaLeotta, che altri meriti non ha se non la sua prorompente fisicità, si è esibita in una pubblicità di scarpe che è stata bloccata, perché in contrasto “con l’articolo 11 del Codice di autodisciplina della comunicazione commerciale, che regola la protezione dei bambini e dei ragazzi”.

In tale spot un bambino di circa sei o sette anni, ripreso di spalle, guarda rapito e a testa in su Leotta che in top scollato, minigonna vertiginosa e stivaloni neri, si muove sexy su un palco situato più in alto del bambino stesso. Fatto apposta - il palco - per offrire meglio le grazie della protagonista. “La prima volta che sei rimasto senza parole” è la didascalia dello spot.

Non sembra ci sia da discutere sul cattivo gusto del tutto, sulla mancata protezione del minore e la permanente mercificazione del corpo della donna che, ancora, resiste invincibile. Tutte ovvietà che neanche si dovrebbero sottolineare.

Mi colpisce invece il fatto che Leotta sia diventata mamma da un paio d’anni e quindi ha avuto felice accesso al mondo dell’infanzia. Lo scrivo con cognizione di causa in quanto la mia nipotina è nata proprio venti mesi fa. Noi tutti ci siamo affacciati su qualcosa dí vertiginoso: innocenza, tenerezza, mistero, protezione, pura estasi.

Mi colpisce altresì che Leotta sia diventata mamma di una bambina! Mistero dentro il mistero. Protezione all’ennesima potenza. Creatura alla quale portare storia, verità, generazioni di donne che hanno sofferto e lottato per lei. Emancipazione, autostima, netto rifiuto dí stereotipi e compromessi. Valori e prerogative luminose, discontinuità, ribellione, riscatto e cultura alt(r)a.

Ma… proprio nessuno ha fatto una riflessione? Ovviamente non i creativi che hanno avuto questa indecente pensata e nemmeno la protagonista che ha avuto il suo ricco cachet. Neanche il brand, ci mancherebbe, che anzi si è molto compiaciuto della censura e si è affrettato a dichiarare di aver venduto centinaia di scarpe in più…

Ma un cameramen, un fonico, l’addetto al montaggio, la mamma di quel bambino…? Tutti stritolati in chissà quale ingranaggio! Tutti in balìa di chissà quale demonio!
C’è da rimanere atterriti.
Lucia Talarico