IL GIRASOLE, di Lucia Talarico

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Il brutale omicidio di Martina Carbonaro mi provoca tanto dolore e angoscia. Una bambina di 14 anni e un ragazzo di 19! Giulietta e Romeo in letteratura, non qui. Qui, dove si è perduto ogni senno e ogni confine, c’è il sangue, il sasso, l’aggressione.
Non posso pensare quanto si è spaventata quella povera bambina. Quanto ha sofferto. Quanto ha capito.

Non posso pensare quanto siamo folli ad accettare e considerare come normalità che una bambina di 14 anni sia “fidanzata”, da due anni! Cioè da quando ne aveva 12! Fidanzata con famiglie consenzienti e stoltamente spettatrici di un “amore” altrettanto stolto e tossico.

Una bambina manipolata da un ragazzo ben più grande ed “esigente” al quale lei si rivolge come un girasole, assetata d’amore.
Lo stesso “amore” che la confonde, la imbroglia e bara contro di lei. Quell’amore che la costringe e l’abbaglia perché Martina è semplicemente piccola, priva di ogni strumento che le scandisca le parole giuste: possesso, patriarcato, manipolazione, prepotenza, pericolo.
Una bambina di 12 anni. Fidanzata! E c’è qualcuno che osa dire che non c’è nulla di strano!

Nessuno si è fatto una domanda. Un padre di un’amica, una vicina di casa, una professoressa, un frequentatore di quei luoghi. Tutti hanno visto la fragile sfolgorante giovinezza di Martina e nessuno ha sentito di proteggerla. Tutti l’hanno vista “fidanzata” e nessuno ha avvertito uno squilibrio, un disagio, un’immagine inquietante e opaca.
Nessuno ha constatato un gesto brusco, sbagliato, di lui, il gesto che anticipava il sasso. Nessuno si è misurato con la sua presenza, la certa prepotenza, la fastidiosa sicumera del padrone.

Martina/girasole ha vissuto la sua terribile fiaba senza sapere che presto si sarebbe spenta ogni luce.

Dobbiamo riflettere moltissimo e avere coraggio. Dobbiamo cambiare il sentire comune. Parlando, scrivendo, dissentendo, testimoniando, senza stanchezza e senza paura. Dobbiamo essere forti e capaci di vigilare. Non esiste altra strada per salvare le nostre figlie e noi stess*.
Lucia Talarico