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Questo è un post di cattivissimo esempio, non leggere oltre per non essere contagiate!
Io mi sono fortemente stufata di cucinare!
Basta! Non ne posso più, e non da oggi. Sarà che ho avuto una professione impegnativa, sarà che ho un marito un po’ impiccione - perché la fai così e non cosà, perché friggi in questa padella e non in quella, perché quando cucini utilizzi e sporchi così tante stoviglie, perché metti il coperchio, perché non alzi il fuoco, perché non lo abbassi - insomma, Amiche mie, quasi non cucino più. Basta.
Negli anni ho capito che non mi piace cucinare! E non mi piace apparecchiare, decorare, rinfrescare, riscaldare, decorare.
Non mi piace neanche ricevere. Ecco, l’ho detto! Trovo che sia una fatica tremenda. Metti, smetti, aggiusta, controlla, pensa, organizza, tocco e ritocco, no no no, non fa più per me.
Intendiamoci: io so cucinare, anche bene. So anche ricevere, ci mancherebbe. Ma non ne ho più voglia, e mi regalo con grande piacere questo non-desiderio.
Non voglio più “obblighi”, neanche “piacevoli”. Non voglio impiegare il mio tempo preziosissimo per faccende che in fondo mi appassionano poco. Non voglio fare finta, perché mi devo, e devo, verità, realtà, concretezza e testimonianza.
Magari qualcuna la pensa come me e però si sente in colpa! Magari pensa che sia un suo preciso dovere e non ha la forza di dichiararlo. No, no, no, Amiche mie, è arrivato il tempo dell’amarci, del dire sinceramente, del non avere timore di alcun giudizio!
Ma figuriamoci!
Abbiamo fatto milioni di cose per amore e per dovere: costruito famiglie, cresciuto figli, pagato mutui, risparmiato, ascoltato, curato, accudito genitori. Proviamo ad abbandonare i fornelli, se non ci attraggono, e sono sicura che anche altri “abbandoni” verranno più facilmente… non fatemi fare esempi perché non è opportuno! 

Adesso sto pensando perché mai mi è venuto in mente e d’improvviso questo post, proprio nel tripudio dei festeggiamenti pasquali. E perché mai devo offrirvi il mio cattivissimo esempio. Sto pensando pure a tutte le donne della mia famiglia, tutte bravissime, attente, cuoche accurate e sopraffine. Che a un certo momento, però, si stufarono e poggiarono il mestolo per sempre.
Mia nonna materna aveva circa 80 anni, “Gustavo, dobbiamo farci un abbonamento al ristorante!”, disse al marito dopo una vita intera in cucina (e otto figli). Lui l’accontentò e piano piano, senza clamori, uscivano ogni giorno per pranzare al ristorante, borsalino lui, turbante di velluto lei. Oggi, per i prezzi che corrono, sarebbe impraticabile ma il gesto è comunque da esempio.
Mia mamma, cuciniera e pasticcera sopraffina, a 86 anni posò il mestolo anche lei, “Da domani non cucino più!”. E così fu, da un giorno all’altro, senza ripensamenti. Per anni pranzò e cenò da me, con grandissima serenità e pace interiore.
Io ho anticipato i tempi,


Che c’è di male? Che c’è di strano? Anni e anni e anni delle medesime cose, i medesimi atti, i medesimi pensieri noiosi e defatiganti. Che mangiamo domani? Che mangiamo stasera? A Pasquetta, a capodanno, a Ferragosto! Basta!
C’è un tempo per ogni cosa, lo dice anche la Bibbia. E il tempo del cucinamento non può essere infinito.
E’ come il colore ai capelli, a un certo momento non si fa più. E’ come il viaggio avventuroso, fatto più volte poi non attrae. È come il sabato sera: dopo centinaia di sabato sera (spesso anche noiosi) non si ha più voglia di uscire. Sono i cicli della vita, naturali, fisiologici. Non ci sono condanne!
Naturalmente, Amiche mie, se siete arrivate a leggere fino a qui, evidentemente un guizzo di condivisione lo avete sentito e io ne sono molto, molto, molto contenta.
Questo post è il mio uovo di Pasqua per voi, con affetto.
La sorpresa è ricordarci sempre che stare troppo a rallegrarsi (o imporselo) per mescolamento, doratura, caramello e farcitura, condanna sempre il nostro genere a un paradiso inutile. Noi siamo tanto altro, ma tanto tanto tanto.
E se una cuzzupa ci riporta una certa aura, ovviamente ce ne rallegriamo, ne scriviamo facendone un bozzetto… ma non corriamo a replicarla, quell’aura, se non ne avvertiamo l’impellente e insopprimibile desiderio.
Non so se mi sono spiegata… E poi, credetemi, da cosa nasce cosa.
Vi abbraccio Tutt*
Buona Pasqua di Pace e Resurrezione
Lucia Talarico
Lucia Talarico