Il gesto di Prodi (e pure quel “Lo so benissimo, signora”, con mimica e tono derisorio e motteggiante) verso la giornalista che gli poneva una domanda mi trasmette uno stanco disgusto. Una guizzante repulsione/ribellione, uno sbalordimento incredulo.
Meritava, il Professore, che Lavinia Orefici lo prendesse per il ganascino e lo strapazzasse dolcemente: “Ma cosa dice lei, mio bel professorone!”. Ma le parole e i gesti rivolti alle donne sono talmente inaspettati, maleducati, assurdi, che la prontezza sguscia via e si rimane basite, sempre vittime di prepotenti e villani.
Quante ne ho viste! E sopportate, ovviamente. Tante volte ho reagito, altrettante volte la sorpresa e la rabbia mi hanno paralizzato. E come me chissà quante - troppe - altre.
Prodi. Prodi, ripeto. “Territorio” protetto, se così posso dire. Cultura, progressismo, relazioni, Università, vertici della politica, tutto un crogiolo che dovrebbe significare comportamenti degni e conseguenti. Invece… paternalismo, accidia, senso di superiorità, e quel fare il verso a boccuccia piccola, con quella ciocca di capelli ghermita e agitata! Da non credere!
Uguale uguale al mio collega/animaletto! Quello dell’ “Io non so perché, ma mi sento superiore alla donna!”. Così, semplicemente. Come fosse una banalissima constatazione di una realtà dimostrabile.
Non avrei mai pensato che il suo epigono sarebbe stato nientemeno che il professor Romano Prodi! Allora, anni fa, scrissi a un giornale, oggi scrivo qui.
La rabbia è la medesima.
Lucia Talarico
Lucia Talarico