ODE ALLA MIA NIPOTINA, di Lucia Talarico

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Questa è un'ode dedicata alla mia nipotina, Lucia. Ed è un'ode dedicata all'Umanità, la nostra, non quella che ci propinano per forza e ci vogliono fare ingurgitare. Ma mi fermo subito: qui non ci saranno commistioni blasfeme, qui scrivo di un Angelo che ha portato in Terra un respiro di Paradiso.

Scrivo di Lucia, ed è la mia testimonianza, la mia speranza nell'Umanità.
Sono trascorsi diciotto mesi dalla sua nascita e la mia vita si è riempita di gratitudine. Soltanto adesso riesco a comprendere e mettere ordine nel tumulto dei sentimenti, fino ad oggi difficili da disciplinare se non con un generico e troppo vago "amore".
Non è soltanto "amore". E’ pace, stupore, prati fioriti, eternità. Quando dorme, abbandonata, fiduciosa, vicina, io vivo un’esperienza mistica. E’ l’unica cosa che mi è stata chiara sin da subito. Sento la Vita, avverto il Mondo, la Terra, il Mistero. Prego.

Secoli e secoli di Umanità mi piovono addosso senza fragore. Uomini e donne di musica, lettere e arti. Michelangelo, Botticelli, Chopin, Mozart, Verdi. Artemisia, Grazia, Jane, Curie, Madre Teresa, Levi Montalcini. In un caleidoscopio di accadimenti, l'Umanità degna.

Lucia dorme quieta, respiro sereno, musicale. Trattengo il mio per non disturbarla.
Rivedo la mia vita, i miei nonni, i miei genitori, mio papà rifugio sicuro, mia mamma col suo sguardo verde, ad accompagnarla e proteggerla. Prego.

Cosa posso fare per lei? Come posso costruirle un futuro sicuro e sereno? Come posso capovolgere il Mondo?
Prego. Non so nemmeno Chi, di sicuro Qualcuno che DEVE esserci. Proteggila, tienila sicura, lei e tutti i bambini dell’Universo.

Lucia si sveglia, si mette seduta e mi sorride ancora insonnolita e fragrante di sogni. Io inizio la fiaba, racconto a bassa voce. L'usignolo, il merlo, la rondinella, la cornacchia dispettosa. Il fiume che scorre placido, il cavallo possente che si abbevera, le pecorelle, la mucca che passa a controllare che tutto vada bene.
Mi ascolta attenta, annuisce con la sua testolina boccoluta, la messa in piega naturale e un po' arruffata del tiepido risveglio. Mima un movimento, fa sssttt col ditino se le racconto che qualcuno degli animali si è addormentato e, creando strabilianti “interruzioni”, mi accarezza il viso, si toglie il ciuccio e mi bacia.
La camera è quasi al buio, io la vedo grazie al bagliore del suo ciuccio il cui "fiore" è fluorescente. La sento muoversi, ne individuo la tenerissima sagoma e smack, arriva il bacio sulla mia guancia. Mi ringrazia. Incredibilmente ricambia attenzione e premura in maniera luminosa. Carezze e baci.

Tutto si confonde un attimo nel mio cuore, sento i miei battiti confusi ai suoi, percepisco illimitata fiducia, appartenenza, Famiglia. Quella Famiglia che è il nostro patrimonio e che mai mi stancherò di celebrare e tenere viva.
Ricordo un mio carissimo amico (si riconoscerà) che rispondendo ad una mia domanda sulla sua nipotina, mi rispose abbandonando l'italiano :<<Nèsciu pacciu!>>. Esco pazzo.
Allora avevo creduto di comprendere ma ancora non c'era Lucia e pertanto ho capito in piccola parte la "pazzia". Vorrei dire oggi a questo mio caro amico che non è pazzia, bensì profonda Umanità abbracciata al Mistero.

Questa piccolina mi dona squarci di tempo e sguardo lunghissimo. Pur essendo per noi impossibile penetrare il Mistero, accanto a lei ne provo l'intensa potenza e raggiungo quel poco che posso, vicino a Chi.

Grazie, Lucia, perché... sssttt... mi prendi per mano e mi fai ascoltare l'Infinito. Senza di te nulla sarebbe potuto accadere e non avrei percorso il baluginante sentiero del sogno.
Lucia Talarico