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- Eh, io ce la metto tutta... - rispondevi ridacchiando sotto i tuoi baffetti. Te lo chiedevo continuamente, era il mio terrore.
Me lo dicesti anche una settimana prima di volare via, erano i primi giorni di Marzo. Io avevo una fortissima influenza, febbre alta, raffreddore, tosse violenta. Tu attraversavi piano piano il pianerottolo, con i tuoi passi affaticati, e venivi a vedere come stavo.
- No, papà, non stare qua da me. E' pieno di germi, non venire! Ma non credo che muori?
- Eh eh eh, te l'ho detto: io ce la metto tutta...
- Non so come farei senza di te!
- Non ci pensare, Lu. Tanto quello che deve accadere, accadrà!
Erano i primi giorni di un Marzo che non avrebbe portato la Primavera, bensì tanto dolore. La mia Roccia, la mia Montagna, la mia Sicurezza, il mio Bene infinito. La Stima per me, la sua Fiducia, il suo Amore certo e indiscutibile. Finito.
Qualche anno prima ero partita per una seria e pesante operazione chirurgica, mi aveva abbracciato forte sulla porta: "Lo sai... io non sono bravo con le parole...", gli tappai la bocca con una carezza. Non c'è bisogno di parole, papà mio, ci sei tu, mi basta guardarti.
Non c'è più nulla.
In ospedale, giorni tristissimi e stranianti in quell'orribile Marzo. Nessuna premura, nessuna Umanità, e indifferenza quando non insofferenza. Una cosa terribile! Ricordo l'infermiera che chiamai. “E' deceduto!", cantilenò andandosene subito via ciabattando... Non un gesto, un piccolo contatto per me, nulla!
Come, è deceduto? Come, te ne vai? Come, non mi abbracci? Ma è mio Padre! E tu te ne vai indifferente! Ma chi sei? Come sei? Quanto (non) vali?
Una signora vicina accorse, tracciò il segno della croce e lo benedisse. Vicino a me recitò quieta il Padre Nostro. Mi colpì profondamente. Ancora la ricordo con gratitudine: una Donna, venne e lo benedisse, in un gesto biblico, ricco di Pietà e Amore. Contraltare stupendo dell'infermiera senza cuore. Una Donna, un Vangelo vivente. Grazie, straordinaria sconosciuta: ti penso sempre.
Ti avevo sussurrato "Papà, non pensare che ci stai dando fastidio (era il suo incubo da sempre). Non pensare che ci "disturbi". Siamo tutti qui vicino a Te, con amore, con dedizione, con trepidazione. Sei sicuro di questo?"
- Sicurissimo!
Ecco, è questo che mi fa compagnia oggi, Festa del Papà. Quel sicurissimo detto con voce fragile, ma assolutamente convinta.
Il mio Papà. Fortunato. Di nome e di fatto, diceva lui, "per avere avuto noi", mia mamma e le sue due figlie.
Avevo ragione, non posso vivere senza di lui. Certo, vivo. Respiro, ci sono. Ma niente è come quando c'era lui, il mio inestimabile Bene e in fondo, sì, la mia intera Vita.
Lucia Talarico