MADELEINE PER “IL PACCO DA GIÙ”, di Lucia Talarico

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Il “pacco da giù” è una benemerita tradizione di squisite cibarie meridionali in permanente cammino verso il Nord. I destinatari sono per lo più gli studenti universitari, ma sono compresi anche figli emigrati, sorelle, parenti vari sistemati lontani per il lavoro che la nostra terra disgraziata e negletta non è in grado di offrire.

Non per colpa sua, si capisce! Lei è stupenda, buona, gentile, clima paradisiaco e colori incantati, mare blu e giganti della Sila. Coste frastagliate coccolate dal mare, il viola di Scilla, la chiesa bianca di Tropea, la grotta di Pizzo, la lunga spiaggia bianca di Soverato!

Tutta una meraviglia a disposizione di politici avidi e inetti, rapaci abituati a coltivare il loro miserrimo orticello ma bene comune ZERO e non razzolare per terra MAI.

Perdonatemi, non è la sede, lo so. Ma la passione e l’amarezza per la mia regione sono sempre in agguato sulla mia tastiera!

Scrivo del “pacco da giù”.
Io l’ho inviato moltissime volte ma una volta l’ho ricevuto e l’emozione è ancora viva e guizzante.

Dovete sapere che questi pacchi sono dei veri forzieri. Pane di grano, salumi, vasetti. Marmellate fatte in casa, nduja da spalmare, caviale calabrese, melanzane sott’olio e pomodori secchi, senza dimenticare la marmellata di cipolle di Tropea. E pittanchiusa, torte, frese, mostaccioli, miele. Immancabili le arance e i mandarini dolcissimi, i limoni profumati e l’olio. Insomma, avrete capito: una parola è troppo e due sono poche (nonno Libero).

Ma qua vi racconto di quella volta che il pacco da giù ha raggiunto noi che invece lo avevamo sempre spedito.

Dicembre 2023, la nostra unica nipotina era nata da poco e io e mio marito, cogliendo una fortuita coincidenza al volo, abbiamo acquistato un appartamentino al piano di sotto a quello di nostra figlia. Al Nord, udite, udite!

Certo, lo abbiamo fatto con tanta gioia. Certo, è stato un colpo di teatro nella nostra vita. Certo, abbiamo fatto tutto con trepidazione e grande amore, ma… è stato uno stress, un grande cambiamento, direi una rivoluzione.

Insomma: Dicembre, casa al Nord, niente mare dalla finestra, poco azzurro.
La nipotina è bellissima ed è arrivata come un miracolo. Natale è alle porte, primo Natale senza la mia Mamma che per l’avvicendarsi della vita si è data il cambio con la piccolina.

Suona il citofono: penso sia il corriere di Amazon.
Effettivamente è il corriere, ma da parte di Rina e Laura, mamma e figlia, le nostre specialissime cugine.
Niente-po-po-di-meno cosa sono andate a pensare! Che era il nostro primo Natale fuori sede-che saremmo stati un po’ tristi-che ci sarebbero mancati i nostri cibi tradizione.

E allora: mandorle, noci, nocciole. Sgusciate e pronte da mangiare. Susumelle, torroni, cioccolate. Biscotti. Lenticchie. Angioletti per decorare l’albero, regali per la piccola e altre leccornie e squisitezze. Cose magnifiche di persone magnifiche!

Noi tre, io, mio marito, mia figlia, eravamo totalmente rincretiniti! Emozionati e commossi scartavamo i pacchetti e ce li passavamo attenti a non parlare altrimenti avremmo pianto troppo e no, non si doveva piangere: si doveva soltanto gioire!
Per quelle meravigliose persone che ci avevano pensato, avevano scelto, impacchettato, gioito per la bella sorpresa che stavano organizzando. Quelle stesse persone che abbiamo sempre avuto accanto nella nostra vita, buone, affettuose, ricche di sentimenti e valori.

In sottofondo la bimba, Lucia come me, ciangottava serena, sono convinta che anche a lei giungeva quel flusso straordinario di affetto e premura.

Non so perché mi coglie questa Madeleine, oggi. Forse perché siamo giù e stiamo prepando il pacco per la figliola.
Forse perché le brutture cui assistiamo sono talmente tante che è necessario “pararle” con bellezza contraria.
Ecco, io le paro così. Con racconti vissuti e con dolcezze provate.

Il pacco da giù non è un semplice pacco. È famiglia, regalo, pensiero, mamma e papà, sorelle, fare, cura e premura.
È pura bellezza. È presenza che colorata e affettuosa scaccia l’assenza.
***
@per Tutt*. Le mie Madeleine sono indissolubilmente legate alla mia famiglia. Non vorrei mai che fossero fraintese in vanità o protagonismo. Sono soltanto raccontini di una scribacchina che ha precisa memoria e fa la cantastorie.
Grazie.
Lucia Talarico