MADELEINE PER IL BATTESIMO DEL BAMBINELLO, di Lucia Talarico

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A casa di mia suocera, molti anni fa, il 6 gennaio "si battezzava il Bambino". Avveniva di pomeriggio inoltrato quando ogni prelibatezza e ogni manicaretto era stato doverosamente preparato per i festeggiamenti della cena a sera.

E allora, Sua Maestà il sartù di riso! Rigorosamente bianco, bandita la salsa di pomodoro. Preparazione di giorni, brodo di cappone a lessare il riso con rigaglie di pollo poi allegramente soffritte per essere mescolate dentro la preparazione.
Polpettine di carne (fritte), mozzarella, parmigiano, e poiché non sembrava abbastanza nutriente (!) anche tuorli d'uovo a colorare di giallo quel tripudio di pietanza. Si crogiolava in forno fino a doratura, era uno spettacolo!
A seguire, il pollo ripieno, la parmigiana di melanzane, le polpette arrostite nel cui impasto era stata aggiunta la panna, e dolci.
I fichi ripieni con la cioccolata avevano riposato per giorni ed erano pronti a sprigionare il sapore della cioccolata, delle noci e delle bucce tritate di mandarino, la pignolata era un castello lucido di miele. Senza dimenticare i datteri di cui mia suocera era golosa, quelli li compravamo, nella scatola bianca con la ballerina in tutù pronta ad infilzarli.

Che meraviglia! Era invitata tutta la famiglia, e quando dico "tutta" intendo vicini e lontani, parenti e quasi parenti, i miei zii, i miei cugini, ospiti e affini.
Mia suocera governava allegra, non si scomponeva mai, si svegliava prestissimo e preparava, apparecchiava, cucinava, pronta a condividere la cerimonia. Naturalmente mia mamma e mio papà erano invitati per primi, ma pure: << Diglielo (di partecipare)! A tua zia Elvezia, allo zio Mario>> - mi diceva - << e alla zia Wanda, allo zio Pasquale, alla zia Isotta, allo zio Fausto, alla zia Isabella...>>. << Ma no, siamo troppi.. .>> replicavo io giovanissima, un po' sgomenta da tutto quel preparare, senza capire che era Festa, e che avrebbe lasciato ricordi che ancora oggi fanno sorridere il cuore.
Ma lei: << Diglielo! A tua zia Elvezia, allo zio Mario, e alla zia Wanda, allo zio Pasquale, alla zia Isotta, allo zio Fausto, alla zia Isabella... >>, serena, convinta, contenta.

Arrivavano Tutti! Felici. Sapevano che avrebbero trovato affetto, calore e affettuosissima accoglienza, con mio suocero che, occhi sorridenti e sguardo di bambino, lieto aspettava tutte quelle persone che in qualche modo rendevano loro onore. Che meraviglia!

Prima di cena, dunque, si battezzava il Bambino. Delicatamente veniva preso dalla mangiatoia e portato in processione per tutta la casa al canto di Tu scendi dalle stelle. Preghiere. Grandi e piccoli. Candele accese e manine paffute. Profumo di incenso e di pietanze pronte. Non era un miscuglio sacrilego: era la Famiglia, la gioia del condividere, il senso delle tradizioni e del tramandare.
Io ero giovanissima, oggi tutto mi torna in mente cristallino, carico di simboli e di valori.

Oggi purtroppo in Calabria ci sono troppi figli e nipoti assenti e non si può più replicare il battesimo del Bambino! Emigrati per studio e per lavoro, i nostri giovani sono già partiti. Una politica maledetta, incapace, arraffona, avida e cieca ha spogliato la nostra Calabria delle generazioni nuove che sono state costrette ad andare via lasciandoci soli.
Con chi battezziamo il Bambino se siamo soli? Per chi imbandiamo la tavola se abbiamo nel cuore assenza e assenza e assenza? Con chi portiamo in processione il Bambinello se i nostri nipotini se ne sono andati?

La politica dovrebbe darcene conto ma non glielo chiediamo, questo conto. Immalinconiti ci rifugiamo nei ricordi, quando un tempo era sicuramente migliore e le speranze avevano il diritto di esistere.
Lascio qui il mio racconto, testimonianza e ringraziamento, e un po' anche ribellione.
Lucia Talarico