MADELEINE PER LA PITTANCHIUSA, di Lucia Talarico

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Rose, rose, rose.
Leggo il post di Luigia Scerra. È presto, sono appena sveglia ma il profumo arriva fino a me. Sua Maestà la pittanchiusa! Natale, famiglia, arrivi. Prozie, occhi azzurri, anzi celesti come il cielo. “Occhi che pungono”, diceva mia mamma nella sua maniera colorita di affabulare.

Zia Concetta arrivava a Soverato da Sersale, era la mia prozia, zia di mio papà, sorella di sua mamma Lucia. Come avrei potuto chiamarmi io?
Recava mille doni, tra gli altri Sua Maestà. Avvolta in teli di lino bianco, si svolgeva lentamente, era un rito. Ad ogni “giro”, cauto e rispettoso, la fragranza spingeva per spandersi, io bambina assistevo felice e in soggezione.

Eccola! Rose, rose, rose. Strette strette, fianco a fianco, nei petali bruniti uvetta e noci, nei giri di pasta a cingere i petali si perdevano racconti, ricette e tradizioni. Vino cotto e olio, miele, zucchero a guarnire perché si caramellasse, mani sapienti che non temevano la fatica.

Zia Concetta mi guardava sorridente, io porto il nome della sua sorella andata via molto presto, lei era una sorta di seconda mamma per i suoi nipoti, mio papà aveva per lei affetto e gratitudine.
Occhi celesti, generosità, semplicità, tutto mescolato in un paiolo luccicante di reciprocità insieme alla farina, all’olio e al vino per la pittanchiusa.

Oggi a Sersale, Sua Maestà regna nelle pasticcerie e nei forni.
Io ne prenoto un bel numero, per me e per regalarle agli amici. Mi sembra di portare avanti buoni sentimenti e rendere omaggio alla mia famiglia.

Rose, rose, rose. Quelle stesse rose che in questi giorni preparavano mia mamma e mia zia Elvezia, dopo giorni di conciliaboli sul numero, sul peso, sul miele e l’uvetta che rinveniva nel rum.
Mio papà e zio Mario facevano la spesa, precisi e puntuali come chirurghi svizzeri.

E poi… arrivava il giorno. Farina, ciotole, matterello, in una stanza opportunamente preparata, con un tavolo enorme dove lavorare.
Le due sorelle chiacchieravano e impastavano, abili stendevano la pasta, ecco il ripieno pronto per farcire, ecco le teglie unte prima di andare in forno.
Il rito si compiva ogni anno in questi giorni stupendi di Dicembre, il profumo mi resta nel cuore per sempre.
Lucia Talarico