Nei due tag in calce, la raccolta delle gesta di questo furbastro ignorantone che col suo sodale Ale e l’Elevato promettevano fiumi di miele e ambrosia.
Vi prego, date un’occhiata, è per renderci conto di quanto il nostro Paese sia ammalato gravemente. Questa sono io, segue Ronconi.
===Spesso citato in questa rubrica, alla fine
Luigi Di Maio l’hanno incontrato. Cioè, diciamola meglio: l’hanno visto. Da lontano. La scorsa settimana, a Roma, in una strada stretta: via Ravenna. C’era un ingorgo, una colonna rombante. Non si avanzava di un centimetro. Colpi di clacson. Poi, dal finestrino di un camioncino carico di materiale edile, s’è affacciato un tipo ruvido, che aveva la visuale migliore: «Porc… Sempre colpa di macchinaccia scura, certo!».
E chi c’era dentro quella macchina fiammante, grande come solo certi Suv di moda ora, seguita da un’altra auto completa di lampeggiante sul tetto? Lui, Giggino. Al solito fresco e sbarbato, tutto in ghingheri, con la camicia bianca e la cravatta, il vestito di buona sartoria napoletana, i pantaloni con la riga perfetta come se, sul sedile posteriore, ci fosse qualcuno con il ferro da stiro in mano. Eccolo che scende, più o meno, davanti al palazzetto dove ha sede la Federmanager.
Giggino è diventato manager? No. Di più. Si muove, ormai, come un sultano. Meglio: come il Rappresentante speciale dell’Unione europea per il Golfo Persico. Ma se in inglese diceva a malapena yes, London, please, Carlo? Quand’era ministro degli Esteri (ricordatevi che Giggino, un governo dietro l’altro, abbracciando prima la Lega, poi il Pd, poi tutti, fu pure ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, vicepremier, deputato e capo del M5S), uscì la notizia – mai smentita – che si faceva aiutare da tre interpreti: uno per l’inglese, uno per il francese e uno per il tedesco. Non so, magari adesso ha imparato.
Furbo è furbo. Anzi: è un talento assoluto. No, dico: è uno che riesce a farsi spedire in una delle aree più complicate del Pianeta, a circa 12 mila euro netti (netti, eh) al mese, dopo essere stato trombato alle ultime elezioni guidando un partitucolo, Impegno Civico, di cui era intanto diventato segretario (0,6% dei voti alla Camera e lo 0,56% al Senato). Un capolavoro. Di cui, ovviamente, sono complici davvero in tanti. Almeno tutti quelli che lo applaudirono la sera che si affacciò al balcone di Palazzo Chigi, urlando: «Abbiamo abolito la povertà!». Ora noi siamo nell’ingorgo e lui viaggia con un corteo di auto come Solimano I detto Il Magnifico. Genio, Giggino è un genio. E certi italiani se lo meritano tutto. Ma tutto.
Fabrizio Roncone, Corriere della Sera - 16 novembre 2024