GIORNATA MONDIALE DEGLI INSEGNANTI, di Lucia Talarico

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Oggi è la Giornata Mondiale degli Insegnanti. I miei genitori erano "Maestri", sì, proprio come quello del libro Cuore. Hanno insegnato a scrivere a migliaia di bambini, gli alunni col grembiule nero e il colletto bianco. Hanno fornito loro gli strumenti che li hanno accompagnati per tutta la vita: scrivere, leggere, far di conto, comprendere, pensare, e altre arti sottili, per esempio il senso del dovere, per esempio mantenere la parola data, per esempio "la dignità", parola desueta oggi, desueta come l'etica, l'impegno, il sacrificio, il rispetto.

Mia mamma era la signora maestra, come si diceva un tempo. Portava anche lei il grembiule nero, per dare l'esempio, diceva. Sotto quel grembiule facevano capolino i suoi coloratissimi foulard, le alunne tornavano a casa chiedendo di poter mettere al collo "i "fazzoletti" come quelli della maestra, Valentina era una di queste, oggi è avvocato, chissà se ricorda. Ho tanti racconti di mia madre, gli alunni erano la sua vita, Felicia, Rossana, Marina, Manuela, Renata, Maurizio, Carlo, Nicola, Michelangelo, tutti avevano una dote, tutti si distinguevano per qualcosa.
Nella classe ordinatissima e silenziosa lei regnava, con la passione e la precisione che erano sue. Non si assentava mai, neanche quando era ammalata, neanche quando ero ammalata IO, bambina. Mi lasciava sola a casa, già... ma erano altri tempi e la vicina di tanto in tanto veniva a dare un'occhiata. Raccontava mamma che una volta il "Direttore", altra sacralità, saputo appunto che una bimba era a casa con la febbre, e sola, le disse "Lei è un'ottima maestra ma una pessima madre!". Mamma lo raccontava con orgoglio! Io ricordo quelle giornate da sola, col termometro e la spremuta d'arancia sul comodino, ma non mi sentivo trascurata, faceva parte dell'ordine delle cose. Allora.
Ricordo pomeriggi sereni, mamma correggeva i compiti della sua classe e io studiavo, mi aiutava con le versioni di latino, e mi leggeva qualche periodo dei temi dei suoi ragazzi, qualcuno buffo, qualcuno veramente intenso. Ragazzi, se mi leggete, io vi conosco tutti!

Mio papà era un Maestro di campagna. Era felice di insegnare nelle contrade. Amava la natura e in quelle scuolette c'era sempre un pezzetto di giardino che lui faceva coltivare ai suoi ragazzi, per premio e per imparare.
"Ah, quel congresso di Vienna!"- mi dice ancora qualche suo alunno - "me lo ricordo ancora". A me sempre le lacrime pungono gli occhi.
E poi l'aritmetica, le desinenze, la grammatica, "Come sta il Professore?" mi chiedevano ragazzi ormai donne e uomini, e un bellissimo giorno si presentarono tutti a casa con pasticcini e regalo. Fu un'occasione straordinaria, papà era già molto anziano ma quella corona di studenti gli offrì testimonianza calda e meravigliosa.
A me ha insegnato le tabelline, le poesie, e poi come "si tiene" la contabilità, e la compilazione della dichiarazione dei redditi con il mod 740 e poi 730.
"La nebbia agli irti colli" dell'11 Novembre è una poesia scolpita nel mio cuore. "Sta il cacciator fischiando su l'uscio a rimirar", e gli si abbassava la voce quasi non volesse disturbarlo, quel cacciatore con i suoi esuli pensieri.
Io sempre incantata. Dal suo essere buono, dalla sua serietà, dalla sua sicurezza, dal suo amore. Quando dovetti partire per subire una seria operazione, mi abbracciò cauto e mi disse "Lo sai, io non sono bravo con le parole!". Non occorrono parole, papà, Maestro. Occorre l'esempio, la testimonianza, l'eredità dei valori. Quel tuo "Lo hai deciso tu? E allora è decisione giusta", mi accompagna nella vita, mi regala riconoscenza, fiducia, sicurezza. Non serve altro.
Oggi è la Giornata Mondiale degli Insegnanti. Non ho potuto fare a meno di scrivere dei miei genitori, rendo loro omaggio, li ricordo, li tengo su queste pagine. Li amo.
Lucia Talarico