Tutti i più famosi esametri, greci e latini, potrebbero finire con Kamala Harris. L’incipit dell’Odissea: Andra moi ennepe Mousa polutropon Kamala Harris. Oppure la prima egloga di Virgilio: Tityre tu patulae recubans sub Kamala Harris. O l’Eneide: Arma virumque cano Troiae qui Kamala Harris.
Si aprono le scuole e quell’eroico 5 per cento di nuovi iscritti al liceo classico merita un incoraggiamento particolare in forma di gioco. Perché si può giocare con le lingue antiche, greco e latino, magari usando l’attualità per familiarizzare con quella brutta bestia che è la metrica (ma lo sarà davvero?). Un esempio. «Washington, Jefferson, Madison / Kennedy, Kamala Harris». Una filastrocca augurale per la candidata democratica, collocata nella posizione finale in una sequenza di famosi presidenti degli Stati Uniti? Può essere, ma è soprattutto un perfetto esametro barbaro, cioè un verso di quella metrica che traduce nel nostro ritmo di accenti tonici la metrica latina originale, che era basata sulla quantità delle vocali. In questa logica, Kamala Harris è la più usuale clausola esametrica: un dattilo (tre sillabe: lunga, breve, breve) e un trocheo (due sillabe: lunga, breve). Tutti i più famosi esametri, greci e latini, potrebbero finire con Kamala Harris. L’incipit dell’Odissea: Andra moi ennepe Mousa polutropon Kamala Harris. Oppure la prima egloga di Virgilio: Tityre tu patulae recubans sub Kamala Harris. O l’Eneide: Arma virumque cano Troiae qui Kamala Harris. E così via.
Di esametri è pieno il mondo antico, e ancora oggi la testa degli studenti liceali. E Donald Trump? Pochissimi i cognomi monosillabi tra i presidenti americani: un Taft, due Bush, padre e figlio. Il monosillabo rimanda a un universo molto più moderno e molto più americano. Sono i fumetti a esprimersi con monosillabi, spesso onomatopeici: gulp, sigh, smack, gasp, pfui… E d’altra parte il parente onomastico più vicino a Donald Trump è il re dei personaggi di Disney: Donald Trump, Donald Duck. Stesso nome, cognomi monosillabi assonanti. Non facciamo paragoni di carattere ma solo di suoni e ritmi. Insomma, Donald Trump suona più popolare, più americano, di Kamala Harris. Anche più aggressivo e sprezzante: ha l’immediatezza di uno sputo. E Kamala Harris, con il suo dattilo e il suo trocheo, sembra un nome troppo radical chic per poter vincere. Però qualcuno ha sostenuto che certe forme di bellezza possono essere universali, archetipi che continuano a smuovere sensazioni, emozioni, affetti. E forse il fascino di un nome come Kamala Harris potrà toccare anche tanti appassionati di Paperino.