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Corriere della Sera, pag 53 Corriere della Sera, pag 54 |
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<< Non è uguale per tutti l’effetto dell’esposizione allo stress cronico.
A risentire dei suoi effetti deleteri sulla salute generale sono soprattutto gli uomini, e l’effetto tende a essere ancora più significativo man mano che l’età avanza. Ma è per tutti, uomini e donne, che negli ultimi anni c’è stato un netto incremento del cosiddetto carico allostatico, l’accumularsi delle esperienze stressanti della vita quotidiana.
<< Lo indica una ricerca coordinata da Kirsi Honkalampi dell’Institute of clinical medicine dell’Università di Oslo, e pubblicata sul Journal of affective disorders.
<< I ricercatori riportano anche dati di un precedente studio statunitense che mostra un generalizzato incremento della prevalenza del carico allostatico del 45 per cento dal periodo 1988-1991 al periodo 2015-2018.
<< E hanno anche individuato alcuni fattori che hanno contribuito all’aumento di questo carico: «La nostra indagine ha mostrato diversi elementi associati a una maggiore probabilità di avere un elevato carico allostatico» dicono nelle conclusioni dell’articolo. Si tratta di sintomi depressivi, ma anche di specifici fattori socioeconomici, come appunto l’età avanzata, il sesso maschile, un basso livello di formazione e studio, o fattori correlati allo stile di vita, come la tendenza ad abusare di alcol e la mancanza di esercizio fisico».
« Quando il carico arriva al punto in cui le risposte
neuroendocrine richieste all’organismo per contrastare lo stress
superano le risorse disponibili, si può arrivare a un punto di sovraccarico allostatico, e l’organismo inizia a essere sopraffatto», scrivono gli esperti.
Perché l’«esaurimento» fa invecchiare prima
Secondo alcune ipotesi lo
stress indurrebbe un danno a carico dei telomeri, «cappucci» situati
alla fine dei cromosomi a loro protezione, per ridurre il rischio che
possano degradarsi
<< Normalmente l’organismo ha buone capacità di risposta allo stress prolungato, grazie al sistema neuroendocrino, con il coinvolgimento dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene. Durante situazioni di stress l’ipotalamo, struttura cerebrale che partecipa al controllo di molte attività dell’organismo, come sonno, fame, sete e sesso, produce il Crf (Corticotropin Releasing Factor), stimola la ghiandola ipofisi a produrre Acth (ormone adrenocorticotropo), che a sua volta induce la parte corticale delle ghiandole surrenali a produrre corticosteroidi, tra cui il cortisolo, il principale ormone dello stress.
<< La sua funzione è predisporre l’organismo ad affrontare la condizione stressante attraverso una serie di azioni: incremento del livello di glucosio nel sangue, vero e proprio carburante per l’organismo, e del suo consumo da parte del cervello. Allo stesso tempo sono liberati aminoacidi, i mattoni costituenti le proteine, e grassi, per renderli disponibili nel sangue come fonte eccezionale di energia. Questa risposta può protrarsi mantenendo elevato per molto tempo, in maniera anomala, il livello di cortisolo.
<< È una condizione che può arrecare danni alla salute, favorendo la riduzione della massa muscolare e lo sviluppo di una serie di disturbi, come sindrome metabolica, obesità, disturbi psichici, malattie cardiovascolari, aumentata sensibilità alle infezioni per riduzione delle difese immunitarie. Possono anche manifestarsi ulcere e sanguinamenti soprattutto a livello di stomaco e duodeno, per l’azione lesiva sulle mucose di questi organi causata dai corticosteroidi.
Tre fasi
< <Secondo il modello dell’interazione tra fattore di stress (stressor) e organismo detto «sindrome generale di adattamento», la risposta biologica allo stress avviene in tre fasi: allarme, resistenza, esaurimento. La fase di allarme corrisponde alla reazione «lotta o fuggi», alla quale segue una fase di resistenza, più prolungata e caratterizzata da un tentativo di adattamento allo stressor o agli stressor che continuano a farsi sentire. Quando lo stress si prolunga ancora, è possibile che giunga la fase dell’esaurimento delle risorse, l’organismo smette di combattere, e ci può essere una compromissione della salute generale.
Sistema immunitario
<< Una recente ricerca realizzata da un team internazionale e pubblicata sulla rivista Nature mostra anche la complessa interazione esistente fra stress, sistema immunitario e cervello. Il team, effettuando esperimenti sui topi, ha scoperto che questi, quando devono confrontarsi con degli stressor cronici, presentano nel sangue un incremento di specifici enzimi simile a quello che si verifica negli stati depressivi. Dal sangue, questi enzimi passano anche nel cervello, alterando il funzionamento dei neuroni, e a quel punto anche il comportamento dei topi cambia perché iniziano a evitare contatti con gli altri membri del gruppo, un comportamento che tra gli esseri umani farebbe pensare a un atteggiamento depressivo. In effetti, controlli su queste sostanze effettuate su esseri umani hanno mostrato che le stesse alterazioni si riscontrano in persone affette da depressione, tanto che il trattamento dei disturbi depressivi sarà sempre più mirato anche verso elementi del sistema immunitario, e sono già stati avviati studi clinici orientati in tal senso.
Tumori
<< Un altro importante ambito di esplorazione sui rapporti fra stress e salute generale è di ambito oncologico. In questo caso la relazione è biunivoca: lo stress cronico è considerato un elemento di rischio per lo sviluppo di queste patologie e nello stesso tempo una diagnosi di tumore rappresenta un elemento di stress. Un recente articolo pubblicato sulla rivista Cancer Cell mostra che lo stress induce uno specifico tipo di globuli bianchi, i neutrofili, a formare strutture a rete che rendono i tessuti de più sugli organi suscettibili alle metastasi cancerose. Una scoperta che da un lato è preoccupante, ma che nello stesso tempo indica ai ricercatori un possibile bersaglio per nuovi trattamenti contro la diffusione delle metastasi. Studi condotti inizialmente su modelli animali, e ripetuti su esseri umani, indicano inoltre che prolungati periodi di stress e di depressione potrebbero alterare la risposta immunitaria dell’organismo e quindi facilitare la progressione di alcuni tipi di tumore, mentre è ancora in dubbio se possano avere davvero un ruolo significativo nell’indurre il loro sviluppo.
<< Si tratta soprattutto di tumori dovuti a virus, mentre meno suscettibili in tal senso sono quelli dovuti all’azione di altri stimoli cancerogeni, come sostanze chimiche.
<< L’azione dello stress si concretizzerebbe attraverso l’influenza sull’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, i cui effetti si farebbero sentire con una riduzione della risposta immunitaria, deputata a proteggere l’organismo dallo sviluppo dei tumori. In particolare risultano ridotte l’attività delle cosiddette cellule Natural Killer e delle cellule T citotossiche, la fagocitosi, la produzione di citochine infiammatorie (ad esempio interleukina-2), con la conseguente compromissione della sorveglianza immunitaria verso i tumori.
Patrimonio genetico
<< Inoltre, la condizione protratta di stress sembra in grado di facilitare i danni al Dna, così che si accumulano errori nella sua trascrizione, oltre che di ridurre l’attività spontanea di apoptosi (il «suicidio» di cellule danneggiate oltre la possibilità di autoriparazione), fenomeni considerati possibili inneschi di alcuni tipi di tumori. Il danno a carico del Dna è verosimilmente anche responsabile dell’azione di accelerazione dei processi di invecchiamento indotta dallo stress cronico. Da alcuni anni si ipotizza che lo stress indurrebbe un danno a carico dei telomeri, segmenti del Dna che stanno a protezione della parte terminale dei cromosomi e che hanno il compito di ridurre il rischio che possano degradarsi chimicamente. I telomeri sono strutture che possono essere immaginate un po’ come le protezioni in plastica dei lacci delle scarpe. Una volta che i telomeri sono danneggiati dallo stress, la divisione cellulare diviene più difficile, così che è ridotta la capacità dell’organismo di generare nuove cellule. Un po’ alla volta l’organismo stressato si avvia in tal modo verso un invecchiamento precoce. Il fenomeno è stato osservato su madri che dovevano accudire bambini malati, confrontate con altre che avevano invece bimbi sani. Le madri stressate mostravano telomeri che ci si sarebbe aspettati di trovare in donne più anziane di circa 10-15 anni. Altri studi indicano che il danno ai telomeri può iniziare anche in giovane età, addirittura nei bambini, se esposti a elevati livelli di stress, come violenze familiari o episodi ripetuti di bullismo.
Pelle
<< Uno degli ambiti per i quali da più tempo esistono studi
sulle possibili relazioni tra stress cronico e malattie è quello
dermatologico, sebbene non si sia mai giunti a conclusioni unanimi. Una
recente revisione pubblicata su Brain Behavior and Immunity,
indica che si tratta di relazioni mediate dai rapporti fisiopatologici
esistenti fra il cervello e la pelle. «Studi di neuroimaging hanno
mostrato che strutture del sistema limbico, come amigdala e ippocampo,
forniscono risposte alterate allo stress psicologico e sono implicate
nel peggioramento delle malattie cutanee correlate allo stress» dicono
gli autori della revisione coordinati da Yujie Wang del Department of
Dermatology della Central South University di Changsha, in Cina.
«Inoltre lo stress modula l’attività delle cortecce cerebrali sensitive,
amplificando le sensazioni dolorifiche correlate alla pelle».
Corriere della Sera, 16/06/2024
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