IL PRIMO GIUGNO DEI MIEI GENITORI, di Lucia Talarico

Il primo giugno del 1952 mamma e papà convolarono a nozze,con tutto quello che di innocente e romantico esprime questa locuzione. Erano giovani, belli, innamorati, l’Italia prometteva il suo miracolo, Soverato li accoglieva nel suo azzurro, nulla sarebbe andato per il verso sbagliato. Il matrimonio si celebrò nella loro città, Catanzaro, “al Duomo”, le foto raccontano vestiti serici, acconciature raccolte, spille d’oro sui risvolti, baffi impomatati e sorrisi impacciati davanti all’obiettivo. 

Partirono in treno per il viaggio di nozze sul lago di Como, mamma me lo ha raccontato tante volte. La tappa intermedia fu Roma dove, quando arrivarono il giorno successivo, la banda suonava l’inno nazionale. Mamma sbalordì e intimidita chiese al fresco consorte: "Come hanno saputo del nostro arrivo”… Era il 2 Giugno, la Festa della Repubblica Italiana, la banda ovviamente non suonava per i due sposini, ma le promesse e le premesse dei loro cuori erano dense di aspettative e felicità.

Molti anni passarono, e i miei genitori hanno trascorso una vita coniugale serena e ricca d’affetto. “Fortuna mia!”, diceva mamma a papà accorciandone il nome e facendone un tenero appellativo. Lui sorrideva sotto i baffi, di poche parole e schivo di complimenti non indugiava troppo in espansività, ma era una colonna, un bastione, la roccia forte e permanente sulla quale hanno edificato la nostra famiglia.

Ho nel cuore la loro armonia, il loro profondo volersi bene, il protendersi verso noi figlie, la gentilezza, la grande generosità, il non lamentarsi mai, il fare sempre. Sento le loro voci, “Fortuna mia”, “Mi’…”.
Ricordo la “Direzione Artistica” di tutte le ricorrenze, gli addobbi di Natale, le feste per i nipotini, e i mille regali. Fiori, torte, sorprese…
Come dimenticare la fiammante Vespa 50 gialla acquistata in gran segreto da Gianni Catrambone e fattami trovare bellissima sotto il portone. Come dimenticare i miei 18 anni e l’orologio della mamma di papà, Lucia, sul tavolo della prima colazione con una rosa! Come dimenticare che papà andò a Firenze a consegnare la mia tesi di laurea e aveva il braccio rotto e ingessato, ma io non potevo andare e lui si sobbarcò due notti di treno! Come dimenticare gli striscioni di bentornata che mamma creò e con i quali adornò portone e scale quando tornai a casa dopo un  lungo ricovero e una seria operazione! E la sua parmigiana  a tavola, rigorosamente di zucchine, ed era il mese di Dicembre!

Fortunato e Mimma, un universo intero. Amore, allegria, forte senso della famiglia e del dovere, viaggi stupendi, regali, disponibilità, semplicità, “cose che capitano ai vivi”, sdrammatizzava papà per le disavventure della vita… E mamma bella, elegante, allegra, simpatica, infaticabile...

“Fortuna mia” averli avuti sempre vicini.
Nulla è più come quando c’erano Fortunato e Mimma, i miei meravigliosi genitori.
Lucia Talarico