Partirono in treno per il viaggio di nozze sul lago di Como, mamma me lo ha raccontato tante volte. La tappa intermedia fu Roma dove, quando arrivarono il giorno successivo, la banda suonava l’inno nazionale. Mamma sbalordì e intimidita chiese al fresco consorte: "Come hanno saputo del nostro arrivo”… Era il 2 Giugno, la Festa della Repubblica Italiana, la banda ovviamente non suonava per i due sposini, ma le promesse e le premesse dei loro cuori erano dense di aspettative e felicità.
Molti anni passarono, e i miei genitori hanno trascorso una vita coniugale serena e ricca d’affetto. “Fortuna mia!”, diceva mamma a papà accorciandone il nome e facendone un tenero appellativo. Lui sorrideva sotto i baffi, di poche parole e schivo di complimenti non indugiava troppo in espansività, ma era una colonna, un bastione, la roccia forte e permanente sulla quale hanno edificato la nostra famiglia.
Ho nel cuore la loro armonia, il loro profondo volersi bene, il
protendersi verso noi figlie, la gentilezza, la grande generosità, il
non lamentarsi mai, il fare sempre. Sento le loro voci, “Fortuna mia”,
“Mi’…”.
Ricordo la “Direzione Artistica” di tutte le ricorrenze, gli
addobbi di Natale, le feste per i nipotini, e i mille regali. Fiori,
torte, sorprese…
Come dimenticare la fiammante Vespa 50 gialla
acquistata in gran segreto da Gianni Catrambone e fattami trovare bellissima
sotto il portone. Come dimenticare i miei 18 anni e l’orologio della
mamma di papà, Lucia, sul tavolo della prima colazione con una rosa!
Come dimenticare che papà andò a Firenze a consegnare la mia tesi di
laurea e aveva il braccio rotto e ingessato, ma io non potevo andare e
lui si sobbarcò due notti di treno! Come dimenticare gli striscioni di
bentornata che mamma creò e con i quali adornò portone e scale quando tornai a casa dopo un lungo
ricovero e una seria operazione! E la sua parmigiana a tavola, rigorosamente di
zucchine, ed era il mese di Dicembre!
Fortunato e Mimma, un universo intero. Amore, allegria, forte senso
della famiglia e del dovere, viaggi stupendi, regali, disponibilità,
semplicità, “cose che capitano ai vivi”, sdrammatizzava papà per le
disavventure della vita… E mamma bella, elegante, allegra, simpatica,
infaticabile...
“Fortuna mia” averli avuti sempre vicini.
Nulla è più come quando c’erano Fortunato e Mimma, i miei meravigliosi genitori.
Lucia Talarico