<< Io, arabo e musulmano di nascita, non riesco a trovare le parole per esprimere l’orrore per ciò che Hamas ha fatto il 7 ottobre 2023. La barbarie non ha scuse né giustificazioni. Sul fronte opposto, i palestinesi di Gaza vivono sotto embargo da oltre quindici anni, hanno imparato a conoscere la morte in tutte le sue forme. Adesso l’esercito israeliano non colpisce soltanto i miliziani, ma bombarda interi quartieri e uccide famiglie indifese. Davanti a questi eventi, la mia rabbia non sa più che direzione prendere. La rabbia è impotenza, è il fuoco dentro che non riusciamo a controllare. Questo è il tempo della guerra, il tempo della rappresaglia, il tempo della vendetta, mentre dovremmo pretendere il tempo del dialogo. Ma nessuno, al momento, sembra guardare a quel giorno.
(...)
<< Non ci sarà pace senza giustizia per il popolo palestinese. Questa giustizia è stata ignorata dopo gli accordi di Oslo del 1993, rapidamente denunciati da Netanyahu. E da allora sono degli innocenti, famiglie ebree e arabe, che pagano con la vita questa cecità. Servono uomini che credano più nella pace che nella guerra, sapendo che la guerra non ha risolto nulla in questo territorio dal 1967. Rabin e Peres, oggi scomparsi, uno assassinato da un ebreo fanatico, l’altro di morte naturale, hanno creduto alla pace e hanno detto che era l’unica soluzione. Le loro voci sono state sepolte con la loro morte.
<< Occorre liberare i palestinesi dalla morsa di Hamas e di riflesso da Hezbollah e dall’Iran. Abbiamo bisogno di una Olp libera e unita. Ci sono ancora molte cose da fare per ottenere un po’ di serenità e smettere di versare il sangue degli innocenti da entrambe le parti. Questa serenità è difficile da ottenere. Per ora è tempo di lutto e vendetta. Fin dove arriverà l’esercito israeliano? Secondo le dichiarazioni di Netanyahu “fino all’ultimo palestinese”. Con questi toni, si è all’inizio di una guerra di cent’anni e più.>>
Tahar Ben Jelloun