#25novembre2023 #violenzasulledonne #femminicidio
«Sembrava che non ci credesse. Io ero già al telefono con la polizia e lei continuava a mostrarmi la mano».
Non aveva capito?
«No, cercava di attirare l’attenzione. Quando lui non la vedeva lei alzava la mano, mostrava le quattro dita aperte, poi il pugno chiuso (il Signal for Help, ndr). L’ha fatto più volte».
Ma il ragazzo che era con lei non s’è accorto di niente?
«Per fortuna no, io ero al telefono con il 112 ma facevo finta di nulla».
Le tre di notte. Via Torino è la strada dello shopping dei ragazzini. Di giorno quasi non si cammina. La sera è il deserto. Per un chilometro la 19enne è rimasta in balia del suo aguzzino senza poter chiedere aiuto. Poi il passaggio davanti al McDonald’s ormai quasi chiuso. Fuori alcuni dipendenti che fumano l’ultima sigaretta prima di tornare a casa. E lì, la 19enne originaria della provincia di Bergamo venuta a Milano per un concerto e abusata tra piazza della Scala e il Duomo (dove il 23enne l'aveva minacciata dicendole di avere «due volti, uno cattivo e uno buono»), incontra il suo angelo. Una dipendente, quasi coetanea, che vedendo il segnale di aiuto capisce e dà l’allarme. Facendo arrestare il suo (presunto) aguzzino.
Non ci ha pensato un secondo.
«Lavoro la notte. Sono abituata a osservare, a confrontarmi con facce diverse, situazioni delicate. Però quei due ragazzi erano normali. Lei non sembrava agitata. Almeno finché non ha incrociato il mio sguardo».
Partiamo dall’inizio.
«Eravamo fuori dal locale. Abbiamo visto i due ragazzi avvicinarsi. Lui s’è fermato, ha chiesto una sigaretta a un collega. Poi ha domandato se lei poteva andare in bagno».
A quell’ora però il locale era chiuso.
«Esattamente. Ho detto che non era possibile. Lei era alle sue spalle. Ha alzato la mano e senza farsi vedere mi ha fatto il segnale di aiuto».
Un gesto che lei già conosceva?
«Sì, l’avevo scoperto in passato sui social, in televisione. Se n’è parlato. Da un anno abbiamo gli adesivi con il numero antiviolenza nei nostri bagni. Sono una ragazza. Mentre lui parlava con i colleghi io ero già al telefono con la polizia».
La vittima ha continuato a chiedere aiuto.
«Sì, ma senza farsi vedere. Lui
la controllava, quando era girato lei riprendeva a muovere la mano. Non sapeva che ero già al telefono con la polizia».
la controllava, quando era girato lei riprendeva a muovere la mano. Non sapeva che ero già al telefono con la polizia».
Poi i due ragazzi si sono allontanati.
«In realtà sono rimasti qualche minuto davanti a noi a fumare. Vedevo che lei faceva di tutto per rallentare. Per fermarsi. Quando si sono allontanati li abbiamo seguiti a distanza per poter indicare la loro posizione alla polizia».
Come ha fatto a non farsi scoprire?
«Parlavo a voce bassa, cercavo di girarmi dall’altra parte facendo finta di nulla. Come se stessi parlando normalmente con qualcuno, con un collega».
E dall’altro capo del telefono? Cosa si è sentita dire?
«Hanno capito subito. Mi hanno chiesto solo se fossi sicura che la ragazza avesse bisogno d’aiuto».
E lei lo era?
«Mi hanno detto: “È da cartellino rosso?”. Ho risposto: “Sì, è da cartellino rosso”. “Ok stiamo già arrivando”. La ragazza era agitata anche se faceva di tutto per non apparirlo».
Il giudice ha convalidato l’arresto del 23enne marocchino per violenza sessuale e confermato che deve restare in carcere.
«Anche lui era tranquillo».
Ha poi parlato con la ragazza?
«Abbiamo incrociato lo sguardo mentre parlava con gli agenti. Non c’era bisogno di altro in quel momento».
E se la incontrasse oggi cosa le direbbe?
«Siamo entrambe ragazze. Forse le direi soltanto di essere sempre prudente».