<< La relazione del comitato: «Situazione da codice rosso. Portare l’attenzione in condizioni di massima allerta, ritenendo che non sussistono più le condizioni di sicurezza»». Nell’atto l’ipotesi di implosione o di caduta sulla Asinelli >>
«La situazione è da codice rosso. Bisogna portare l’attenzione in condizioni di massima allerta, ritenendo che non sussistono più le condizioni di sicurezza». Ha messo questo nero su bianco il comitato tecnico scientifico nella sua relazione finale, limata ieri mattina nei punti, nelle virgole e negli aggettivi.
Il basamento gravemente malmesso
Una fotografia del presente e del passato snocciolata in 30 pagine, con grafici e immagini dell’interno della Garisenda il cui basamento è gravemente malmesso, siglata ieri mercoledì 15 novembre da tutti i membri del comitato presieduto dalla dirigente dei Lavori pubblici di Palazzo d’Accursio Manuela Faustini. Una relazione, quella finalmente recapitata ieri al primo cittadino, che dà quindi ragione al sindaco Matteo Lepore della sua scelta (non facile) di transennare l’area delle Due Torri e inibire il passaggio di pedoni, auto e bus, approntando un piano di protezione civile ad hoc alla luce delle condizioni attuali della Garisenda.
Scenario peggiorato nell'ultimo periodo
Uno scenario, quello attuale, che è peggiorato nell’ultimo periodo, ma che era già stato affacciato, e nemmeno timidamente, negli anni scorsi. Più e più volte. La prima volta nel 2018, quando, in seguito all’interpretazione dei dati del monitoraggio avviato da Comune e Università di Bologna nel 2011, iniziano ad emergere delle anomalie che vengono segnalate al Comune in quel momento guidato dal sindaco Virginio Merola. È a quel punto che, a inizio 2019, viene istituto il primo comitato tecnico scientifico, il quale, alla fine dello stesso anno, consegna la sua relazione finale dicendo: «Serve un piano di emergenza e sicurezza, sono stati oltrepassati i limiti di prudenza».
Potrebbe ribaltarsi verso la chiesa di San Bartolomeo
C’è tutta la storia, a tratti molto amara, degli ultimi anni e degli allarmi ripetuti nelle prime 20 pagine della relazione consegnata ieri. Un’escalation di criticità e «buchi» che ha il suo apice nella riunione del comitato in versione più ristretta del 4 ottobre, in cui viene scritto chiaramente che la situazione è da «codice rosso». Si fanno intravedere nella relazione blande soluzioni operative, come la «posa in opera di barriere di protezione e la realizzazione di interventi provvisionali», ma soprattutto i professionisti seduti nel comitato affacciano l’ipotesi che la Garisenda, dopo una prima fase di implosione, potrebbe ribaltarsi verso la chiesa di San Bartolomeo, ma ammettono che andrebbe anche «preso in considerazione un crollo in direzioni differenti, compresa la torre degli Asinelli». La famosa torsione a sud della torre già emersa nelle scorse settimane, quella che ha creato motivo di ulteriore preoccupazione all’interno del comitato dove si plaude alla scelta precauzionale del sindaco di stravolgere la mobilità per il bene dei cittadini.
Il «buco» nell’interpretazione dei dati
Quella preoccupazione, che era già stata segnalata al Comune prima nel 2018, poi ancora nel 2019, e che nel 2020, come riporta la relazione tecnica finale, diventa un allarme serio: «I valori di probabilità di collasso sono inaccettabilmente elevati, oltre 10.000 volte superiori a quanto tipicamente consentito dalle norme». Eppure nel 2020, in pieno Covid, al comitato viene comunicato dai tecnici del Comune che, in mancanza delle risorse derivanti dalla tassa di soggiorno, non può essere rinnovata la convenzione con Unibo per l’interpretazione dei dati del monitoraggio della Garisenda, che il comitato deve restringersi e che al monitoraggio ci pensa il Comune da solo avvalendosi di aziende private. Di fatto dal 2020, quando il sindaco era Merola, al 2023, sotto l’amministrazione Lepore, c’è un «buco» nell’interpretazione dei dati. Di interventi il Comune in quel lasso di tempo ne ha messi in campo diversi e molteplici per provare a curare la Garisenda, ma il comitato, c’è scritto nella relazione consegnata ieri, a giugno del 2022 dice chiaramente che sono «interventi non sufficienti a garantire la stabilità della torre nel tempo». E quando il Comune chiede al comitato di rinnovare la sua disponibilità a fine 2022, il comitato non accetta l’incarico, rilevando la necessità di operare con la necessaria autorità e con adeguati mezzi operativi e finanziari.
L'insediamento del comitato allargato
In sostanza il comitato chiede autonomia, risorse e un comitato ampliato di carattere nazionale: viene accordato l’ultimo punto e a inizio 2023 si insedia il comitato allargato. Che ieri, arrivando a stringere le conclusioni, ha deciso di scrivere che «non sussistono le condizioni di sicurezza per operare sulla torre e nei pressi della torre, se non nell’ambito di un piano di protezione civile». Che è già stato attivato da Lepore nei giorni scorsi. Una scelta coraggiosa e responsabile riconosce chi siede dentro al comitato, che il 7 dicembre 2020 già scriveva: «Si chiedono interventi che evitino l’approssimarsi della perdita del bene e di vite umane».