"SARAI NELLE MIE MANI CHE SI RENDONO UTILI AL MONDO...", di Diletta

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"Sarai nelle mie mani che si rendono utili al mondo"...
(Diletta)

Cara nonna,
una nipote da sempre sa che i nonni non sono eterni, ma questo giorno è arrivato, tu sei andata via, e io mi accorgo che, quasi scioccamente, non me l'aspettavo.
La prima immagine che ho se penso a te, e al nonno ovviamente insieme, è quella di quando ero piccola, di quando tornavate dai vostri viaggi meravigliosi, Thailandia, Egitto, Capo Nord, luoghi per me esotici e lontani, carichi di regali stupendi.
Vedere voi significava: la festa.

La tua eleganza: sembravi una regina! Affondare la mia faccia di bambina nei tessuti morbidi dei tuoi vestiti meravigliosi e nel tuo profumo.

Le mattinate che iniziavamo insieme, quando l'estate venivamo a casa vostra: svegliarmi col nonno già in piedi e sorridente, poi vederti comparire: "Dilettu', andiamo a rifare il letto", e mentre tiravano alla perfezione il lenzuolo, togliendo ogni minima piega, mi insegnavi le preghiere e le storie delle sante.
Dicevamo l'Ave Maria e tornavamo in cucina, dove tiravi fuori biscotti e dolcezze per noi piccoli.
Stare con voi era una festa.
La campagna col nonno, la tua leggendaria cucina, mangiare tutto perché "Se l'ha fatto la nonna allora è buonissimo", i dolci...

Quest'estate, mentre eravamo insieme, ti ho detto: "Nonna, ma ti ricordi che buoni biscotti al burro e cioccolato che ci facevi?" e tu: "Te li ricordi?"...

Forse non sai nemmeno l'enorme patrimonio di ricordi che ho nel cuore legato a te e al nonno e forse la vita è proprio questo: prendersi cura uno dell'altro e ricordare chi si è preso cura di noi.

Sarai dentro i miei atti gentili, dentro l'empatia, dentro la fede, sarai nel mio viaggio in Thailandia o in Egitto, sarai in tutti i piatti cucinati di cui vado fiera, sarai nelle mie mani che rifanno il letto, che si rendono utili al mondo, sarai indissolubilmente parte integrante dei miei ricordi di spensieratezza infantile.
Nelle lettere piene d'amore che scriverò, perché non posso dimenticare l'emozione di ricevere le tue lettere e cartoline a Campobasso, Viareggio o Roma.

Insomma non è vero che non ci sei più.
Ti ricorderò e parlerò di te, di quanto eri bella, autorevole, amata, della tua passione per la canasta e il burraco, e delle persone che ti fermavano gridando "Maestra!".

Ci sei ancora e ci sarai, perché senza di te non potremmo esserci noi.
Diletta
(e Tutte noi)
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Il post è di Diletta, la figlia di mia sorella. Ieri in chiesa non le hanno consentito di leggerlo, "Sono le regole", "Non creiamo precedenti", "Il vescovo non vuole", come se vibranti parole di ricordo e gratitudine siano un peccato di chissà cosa...
Ci siamo sorbite le frasi fatte del sacerdote che non conosceva nessuno di noi e non abbiamo potuto partecipare con le parole addolorate e affettuose di una nipote che palpitava d'amore.
Quando la Chiesa è lontanissima... Quando "il dovere dell'obbedienza" (cito), che non c'entra nulla, stride e graffia sentimenti, commozione e lacrime...
Sono dolorosamente stupita.