RACCONTO TESTIMONIANZA (a distanza di anni provo intatti i sentimenti di allora), di Lucia Talarico

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Il collega con cui viaggiavo alternando le nostre due auto era - probabilmente lo è ancora- un animaletto: mimetizzato, ma animale.
Avete presenti i gorilla quando escono fuori dal cespuglio battendosi il petto ed emettendo suoni? Ecco, quelli!
Orribilmente maschilista, presuntuoso, autoreferenziale, assertivo, mai un dubbio, mai una reticenza, mai un guizzo di riflessione! Insomma, il peggio.

Non ho sciolto immediatamente il team auto costituito in quanto – in quel tempo! - mi sono sentita condizionata dall'ambiente e dagli interrogativi pettegoli che sarebbero sorti, ma la fatica della sua "compagnia" quotidiana era tremenda.

Si era pure sviluppata una strana e perversa dinamica: “attratto” dalle mie repliche e dalle mie feroci contestazioni, insisteva nel permanente contraddirmi, anche sul giorno e la notte, anche sull'alba e il tramonto, anche sul mare e sul cielo, per non parlare della nostra professione e del nostro trend quotidiano.

Sono stata costretta alle nefandezze più cupe: facezie imbecilli sulle donne, luoghi comuni triti e ritriti, convinzioni e argomentazioni una più stupida e violenta dell'altra, uno schifo!

Ha osato asserire che tutto sommato la violenza sulle donne non è un reato, perché <<Se una provoca...>>, e - leggete bene perché è tutto vero - <<Sai, io non lo so perché ma mi sento superiore alla donna, forse perché ho quella cosa là che, effettivamente, diciamolo, ci rende superiori!>>.
 
La rabbia mi travolgeva, per me una tortura difficilmente immaginabile. Ogni volta mi si mozzava il respiro, ogni volta pensavo di aver capito male.
 
Ho quindi avvisato il collega/animale che basta, dal giorno successivo saremmo stati assolutamente indipendenti, ognuno con la propria auto.
Ho spiegato che si comportava nel peggiore dei modi e che non sopportavo questi maschi così assertivi e perentori che non vogliono mai scendere dalla giostra, che non capiscono che il gioco è finito e non sentono che la donna che sta loro di fronte merita e ha diritto al rispetto e al dovuto riconoscimento che rende legittima e degna la relazione.
 
Sussiegoso, sorpreso, mi fissava come fossi una marziana. Intravedevo bene anche la derisione e il compatimento che mi elargiva, e la grossa coda che batteva per terra!
In quel momento ho sentito di compiere un - piccolo - passo importante.
 
Questo è il mondo e il modo con cui le donne ci dobbiamo relazionare. Per parlare di quello meno peggio! E' la violenza patriarcale, è quella delle parole e il volgare delle persone che credono di poter instaurare un ping pong sessista, becero e selvaggiamente paternalista.

Oggi è arrivato il momento di rendere testimonianza. Se pure piccola, però vera, concreta, circostanziata, a consolare e far reagire coloro che ancora non ne avessero il coraggio.

La persona di cui ho scritto ovviamente non merita la benché minima considerazione. La merito io, la meritiamo TuttE, costrette sempre a barcamenarci tra furia e sofferenza, tra sbalordimento e ribellione, tra desideri violenti di isolarci e non parlare con nessuno o la moderazione dettata da una sorta di paziente pacatezza che deriva da educazione, tradizioni e costumi.
Quanto a me, ormai, con scarsi risultati relativamente alla pazienza!

Questa è la mia testimonianza. Ne ho a decine, dopo quarant'anni di professione in un ambiente maschilista, profondamente retrivo, prepotente, aggressivo e ignorante!
AMICHE, raccontate le Vostre, non abbiate paura! Sono sicura che di racconti tristi ne avete in abbondanza. Condividiamoli: sono necessari alla libertà e alla salvezza di TuttE.
Sono necessari alla Società intera.
Lucia Talarico