LA POLITICA COME MESSINSCENA DEL NIENTE, di Alessandro Trocino

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"Un niente che lavora, ogni giorno, come goccia che scava la pietra, allo scollamento tra la famigerata Casta e il mitico e INERTE Paese reale."
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Tempo fa, neanche troppo, correva il 2022, i giornali furono presidiati per giorni da una furibonda querelle sui pagamenti digitali, bancomat e carte di credito. Si paventava l’estinzione del commerciante, strozzato dalle commissioni bancarie. Matteo Salvini se ne uscì con una frase a suo modo memorabile: «Chi vuole pagare un caffè con la carta di credito è un rompiballe». L’altro giorno, in una elegante pasticceria di via San Marco, a Milano, abbiamo preso un cappuccino e un lievitato e stavamo ravanando nelle tasche alla ricerca della moneta perduta (per citare Alain Elkann) o delle monetine da giargiana (per citare il Milanese imbruttito), quando il giovane barista, imbarazzato, ci ferma: «Non si può». Cosa, diciamo, immaginando il solito strategico malfunzionamento del «pos», modello tassista furbetto. «No no, non si può pagare con i soldi. Solo pos. Siamo cashless. È la politica aziendale dei nostri locali. Mi spiace». Ecco, ci eravamo già dimenticati della polemica balneare, il poco tempo trascorso l’aveva ridotta a miserabile chiacchiera da bar, quando la realtà di un bar vero ci ha ricordato il niente con cui si nutre talvolta la politica, assecondata dai media.

È il niente di questi giorni preagostani che ci raccontava ieri Mattia Feltri sulla Stampa. Il tutto della Sicilia che brucia e il niente del ministro siciliano della Protezione civile Nello Musumeci che non è in trincea, a Catania, ma nelle retrovie, in Aula, dove è venuto in segno di solidarietà a Daniela Santanché. Cosa fa lì? Niente di che, presenzia, spalleggia. Del resto è quel che fa l’opposizione. Lampedusa è presa d’assalto come non mai dai barconi dei clandestini e Pd e 5 Stelle che fanno? Schlein e Conte sono sulle coste degli sbarchi a verificare cosa sta succedendo, a denunciare l’inerzia del governo, ad aiutare i migranti, a chiedere norme più civili? L’«estate militante» annunciata da Schlein dove la sta portando? A parlare alla gente negli ipermercati, nei Mcdonald’s, nei luoghi della sofferenza quotidiana? Oltre a Ventotene (sia lode) e Ferrara, dove si terrà la festa dell’Unità (ora e sempre), non sarebbe opportuno presidiare anche la realtà?

La sanità, per esempio. Boccheggia - strozzata anche dall’afa oltre che dal Covid e dallo strapotere dei privati, come ci ricorda oggi il Fatto Quotidiano - e l’opposizione che fa? Ha forse convocato una segreteria, una conferenza stampa, un comizio di protesta in un pronto soccorso? No, si esibisce in Aula nell’ennesima farsa di una mozione di sfiducia per un ministro, ben sapendo di non avere i numeri per mandarlo a casa. E allora perché? È come se noi volessimo comprare un’automobile nuova, non avessimo soldi a sufficienza, ma andassimo lo stesso in concessionaria, per rivendicare il nostro diritto. Giustamente, il concessionario ci prenderebbe per matti e ci rispedirebbe a casa a male parole. E invece si presenta la mozione, perché il simbolico in politica ha preso il posto del reale. I principi, questa nobile stirpe, ha generato una prole di sterili dichiarazioni di principio. Un teatro di attori, attrici e comparse che inscenano il gran ballo quotidiano, a uso delle tv e dei quotidiani.

È il niente di certa retorica politica, dell’esibizionismo parolaio, della politica come messinscena (non tutta naturalmente, c’è anche una politica seria che lavora per il bene comune). Ci sono città senz’acqua ed energia, come Catania, autostrada bordeggiate da roghi, un Sud ostaggio delle mafie da decenni, con il Nord che sempre più spesso è pesantemente infiltrato, e il ministro Matteo Salvini non trova di meglio che prendersela con don Ciotti. Il quale - certo, senza la temperanza politica che un prete antimafia spesso dimentica - aveva ventilato la possibilità che due cosche, la mafia e la ‘ndrangheta, possano fare affari sporchi sul Ponte di Messina. Non proprio un’eventualità remota, ammetterete.

Si son fatti soldi sporchi sui terremoti, sui malati terminali, sulle partite di calcio, perché non si dovrebbe provarci ora con una megaopera dal costo preventivato di almeno 15 miliardi? Insomma, ci sarebbero delle cosucce di cui la politica potrebbe occuparsi - povertà, invecchiamento della popolazione, fragilità del territorio, diseguaglianze, sviluppo - e invece si inventa un mcGuffin (per dirla con Hitchcock), un nuovo espediente narrativo costruito sul nulla da rimpiazzare ogni giorno: dal pericolo anarchico ai i rave che stavano devastando l’Italia e poi sono magicamente spariti, dalle ong pull factor che facevano affari con gli immigrati alla carne sintetica che, in sintesi, non esiste. Il niente apparecchiato per cena, patacche transeunti, disarticolazioni del reale, nichilismo mediocre e a buon mercato, senza neanche il fanatismo palingenetico di un Necaev, senza neanche l’estro poetico del Cechov delle Tre sorelle. Un niente che lavora, ogni giorno, come goccia che scava la pietra, allo scollamento tra la famigerata Casta e il mitico e inerte Paese reale.
Alessandro Trocino