PARLIAMO IN ITALIANO, E IN ITALIANO ACCURATO! di Lucia Talarico

Riporto uno stupendo articolo che spiega in maniera illuminante l'importanza delle parole, dei tempi, dei pronomi, e di tutto quello che è indispensabile al pensiero critico e alla fertilità della mente (purtroppo appannaggio di non molti!).

Lo dedico a coloro che se ne delizieranno e a quelli ke, xò, ahò, ahè, piuttosto-che, e tutto il maledetto slang che ci sta riportando alle caverne! (Ammesso che abbiano la bontà di leggere!).

L'impoverimento del linguaggio, il non opporsi fermamente al precipitare della conoscenza lessicale e, anzi, partecipare a ridurre il linguaggio scritto e parlato, impedisce l'elasticità della mente e il formarsi di qualsiasi strumento che permetta di elaborare un pensiero complesso, e quindi utile e a servizio di tutti.
L'inclinazione a perdonare tale sciatteria è quasi totale, mentre invece dovremmo comprendere che qualsiasi conversazione povera, preda di anglicismi, frasi fatte e, ahimé, in questo luogo (FB) ricca di quelle che si ritengono spiritosaggini, oltre l'eccessivo e smodato uso del dialetto, causa pensiero e comportamenti "poveri", qualunquisti e retrogradi.
Prima lo capiamo tutti, meglio sarà, appunto, per tutti.
Lucia Talarico
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<<La graduale scomparsa dei tempi (congiuntivo, passato semplice, imperfetto, forme composte del futuro, participio passato...) dà luogo ad un pensiero al presente, limitato al momento, incapace di proiezioni nel tempo.
La generalizzazione del “tu”, la scomparsa delle maiuscole e della punteggiatura sono altrettanti colpi mortali portati alla sottigliezza dell'espressione.

<<Cancellare la parola ′′signorina′′ non solo è rinunciare all'estetica di una parola, ma anche promuovere l'idea che tra una bambina e una donna non c'è nulla.
Meno parole e meno verbi coniugati rappresentano inferiori capacità di esprimere le emozioni e meno possibilità di elaborare un pensiero. Studi hanno dimostrato che parte della violenza nella sfera pubblica e privata deriva direttamente dall'incapacità di mettere parole sulle emozioni.
Senza parole per costruire un ragionamento, il “pensiero complesso” caro a Edgar Morin è ostacolato, reso impossibile. Più povero è il linguaggio, meno esiste il pensiero.

<<La storia è ricca di esempi e gli scritti sono molti da Georges Orwell in 1984 a Ray Bradbury in Fahrenheit 451 che hanno raccontato come le dittature di ogni obbedienza ostacolassero il pensiero riducendo e torcendo il numero e il significato delle parole. Non c'è pensiero critico senza pensiero. E non c'è pensiero senza parole.

<<Come costruire un pensiero ipotetico-deduttivo senza avere il controllo del condizionale? Come prendere in considerazione il futuro senza coniugare il futuro? Come comprendere una contemporaneità o un susseguirsi di elementi nel tempo, siano essi passati o futuri, nonché la loro durata relativa, senza una lingua che distingua tra ciò che sarebbe potuto essere, ciò che è stato, ciò che è, cosa potrebbe accadere, e cosa sarà dopo ciò che potrebbe accadere? 
 
<<Se un grido dovesse farsi sentire oggi, sarebbe quello rivolto a genitori e insegnanti: fate parlare, leggere e scrivere i vostri figli, i vostri studenti. Insegna e pratica la lingua nelle sue forme più svariate, anche se sembra complicata, soprattutto se complicata. Perché in questo sforzo c'è la libertà.
Coloro che spiegano a lungo che bisogna semplificare l'ortografia, scontare la lingua dei suoi “difetti", abolire generi, tempi, sfumature, tutto ciò che crea complessità sono i becchini della mente umana. Non c'è libertà senza requisiti. Non c'è bellezza senza il pensiero della bellezza>>
Cristoforo Clavé