<< (...) Per ora, l’ipotesi di Berlusconi capo dello Stato è circondata da un sostanziale silenzio, carico di circospezione e, probabilmente, di incredulità. Non sono ancora arrivati gli editoriali dell’Economist, del Financial Times, di Le Monde ed El País che diranno che, scegliendosi un presidente come Berlusconi, l’Italia azzererà all’istante il patrimonio di credibilità accumulato nell’ultimo anno con Draghi; tornerà ad essere inaffidabile agli occhi dei partner europei e degli investitori internazionali; rischierà di non ricevere i soldi del Recovery Fund. Non sono ancora arrivati, ma si può scommettere che nei prossimi giorni, se Berlusconi non mollerà, arriveranno.
Intanto, oggi è arrivato l’editoriale della Süddeutsche Zeitung. Un giornale di chiara impronta progressista, ma anche la voce principale della conservatrice Baviera. Un giornale i cui valori e le cui posizioni sono affini a quelli prevalenti nel nuovo governo tedesco.
Bene (o male): questo importante giornale tedesco anticipa i toni che, vedrete, riecheggeranno presto sulla grande stampa europea.
Il titolo è Italienische Havarien, «Disastri italiani». Il parallelo non è bello: «Dieci anni fa, la “Costa Concordia” si è ribaltata. All’epoca, era una metafora di quasi tutto, compresa la fine del “Berlusconismo”. Ora Silvio Berlusconi è tornato e vuole anche diventare presidente».
Perché la tragedia del Giglio era una «metafora di quasi tutto»? Perché «Berlusconi aveva appena incagliato il Paese, che giaceva come un animale ferito sui mercati azionari, con lo spettro della bancarotta nazionale. Mario Monti arrivò come un salvatore, un tecnocrate preso in prestito da Bruxelles. E quelli che vedono analogie con Mario Draghi hanno ragione. All’epoca si credeva che il berlusconismo e la sua cultura del clamore stessero smaltendo la sbornia. Anche finale. L’equipaggio danzante sulla Concordia che affonda, il capitano con la sua amante: tutto si adattava perfettamente alla decadenza generale, come epilogo. Si era d’accordo sul fatto che Berlusconi fosse soprattutto una cosa: un patetico capitano del Paese. Quando poi è stato condannato per frode fiscale, era finalmente finita. Beh, non proprio».
I toni sono durissimi e fanno male anche a chi non sia berlusconiano. Soprattutto quando l’analisi si sposta al presente: «Berlusconi ha ormai 85 anni e balla ancora una volta sul battello a vapore della Repubblica. Vuole diventare presidente. Se fosse eletto, la sua foto sarebbe presto appesa in tutti i tribunali. Probabilmente competerà con Draghi, il miglior primo ministro del Paese a memoria d’uomo, colui che l’ha resuscitato. Se viene eletto lui, Berlusconi ha già detto che romperà il governo di unità nazionale a cui partecipa la sua Forza Italia. Sembra un ricatto».
Seguono riferimenti all’«Operazione scoiattolo», la caccia ai voti avviata da Berlusconi, le telefonate, «probabilmente offrendo ancora posti e soldi», afferma la Süddeutsche. E i giornali, accusa, «ne scrivono come se comprare voti fosse del tutto normale. È una follia, una manovra pericolosa, eseguita con il vecchio ghigno, un inchino stravagante. Non ci vuole molto e l’Italia subirà un altro incidente».
Si resta touché. Ma la compravendita, se emergerà davvero, sarà raccontata. E Berlusconi ha uno scudo storico, il fatto che da decenni in lui si riconosce metà degli italiani, italiani rispettabili. A meno che i giovani leader di quella parte politica non decidano davvero di «sganciarsi», di togliergli del tutto quella rappresentanza, anziché contribuire ad affidargli la rappresentanza dell’intera Nazione. Se lo faranno saranno liberi, altrimenti ce l’avranno sul collo per sempre.>>
Gianluca Mercuri