Lucia Talarico
"Quella
che abbiamo visto ieri in diretta tv fuori dallo stadio è la violazione
pubblica del corpo di una donna nelle sue parti più intime, fatta senza
ritegno e senza alcun pudore: il palpeggiatore nostrano non si
nasconde, cammina, punta al sedere e prosegue soddisfatto e senza fretta
nel suo percorso. Tutto questo può succedere perché lui sa che quel
gesto non porta con sé una condanna profonda di chi lo circonda e
inoltre gode dell'immunità fornita da tutta la comunità maschile. Dico
tutta la comunità maschile perché oggi, e da oggi, non ho più voglia di
fare dei distinguo, di dire che ci sono uomini diversi, che sentono come
noi donne il senso di quella violenza. Perché io, noi, le femmine
d'Italia e del mondo, la voce e la mano protettiva e realmente solidale
dell'uomo non la sentiamo. Non l'abbiamo mai sentita davvero. Non parlo
della solidarietà pelosa, ostentata nelle campagne antiviolenza sulle
donne, parlo di fatti, di quell'indignazione che rode le viscere che
sentiamo noi, e per ora solo noi, davanti a un'altra donna che viene
oltraggiata pubblicamente in quel modo. La vostra reale indifferenza è
l'incubatore stesso della violenza. È l'indifferenza che spinge tutti
gli altri tifosi che hanno assistito alla scena fuori dallo stadio a non
inseguire l'idiota per fermarlo, ridicolizzarlo e costringerlo alle
scuse verso la giornalista vittima. Nessuno la difende perché non c'è
niente di grave in fondo: che ha fatto mai quell'uomo? Una palpatina,
«dai, non te la prendere»... e poi, diranno i migliori (e ahinoi, anche
le migliori) tra gli assolutori d'Italia, se quei pantaloni fossero
stati meno attillati..."
Ilaria D'Amico - La Stampa