LETTERA DI UN FARABUTTO ALLA CALABRIA
Cara Calabria,
mi chiamo Farabutto.
Sono immorale, arrivista e presuntuoso, non ho alcun valore anche se fingo di essere pensoso e colto.
Non ho lavorato mai, e se l’ho fatto, l’ho fatto di malavoglia e approssimativamente. Ho sempre sfruttato gli altri, ho approfittato della buona fede e della laboriosità altrui. Sono il peggio che possa esistere, privo di scrupoli, cinico e baro.
Giusta la domanda che ti fai, cara Calabria! Come hai fatto a farci arrivare dove siamo... Ma non è soltanto una tua colpa, la nostra nutrita categoria è abilissima e capace! Mentre i Calabresi lavorano, risparmiano, cercano di andare avanti nonostante tutto, noi, un manipolo di corrotti, ladri e farabutti, ti abbiamo divorato.
Siamo stati indiscutibilmente bravi. Abbiamo distratto con il mare, il sole, il clima, le sagre, le promesse, i litigi, i rimpalli, e abbiamo distrutto la Sanità, la Scuola, la Giustizia, l'Onestà, l'Etica, stipulando patti anche con Belzebù per avere successo con i nostri loschi traffici. Longevi e protervi, abbiamo artigliato il potere e il denaro, non arretrando davanti a nulla!
Cara Calabria, siamo riusciti a impadronirci di te e rendere schiavi i Calabresi! E' bastato poco, ce l’abbiamo fatta senza neanche troppi sforzi.
Ma oggi… forse la misura è colma. E il Commissario ad acta alla Sanità Saverio Cotticelli (appena rinnovato) che balbetta e suda copiosamente è il punto più basso dal quale può decollare una possibile rinascita, diritto di ogni cittadino di questa regione scandalosamente privata e depredata.
Ci sarà ancora poco tempo e spazio per noi Farabutti? Oppure il sassolino si è infilato dentro l’ingranaggio e da qui nascerà la valanga? E adesso perché questa Lucia Talarico non ha di meglio da fare che pubblicare la nostra lettera?
Accidenti, Calabria! Questo non lo avevamo preventivato!
Firmato: Un Farabutto