Soltanto l’energia magica di un bambino può trasformare una tuta bianca con le mani e i piedi blu in una mamma. Matteo ci è riuscito. Ha captato il calore umano che arrivava da quella tuta e ha deciso che sì, poteva fidarsi.
E così eccoli assieme: un esserino di sette mesi che chiacchiera con una mamma temporanea nel linguaggio universale della dolcezza, delle carezze, dei giochi. Lei è un’infermiera e, anche se è bardata come un’astronauta, nella fotografia che ieri ha fatto il giro del web si può quasi vedere la tenerezza che provava per quel bimbetto tutto solo. Siamo all’ospedale pediatrico Salesi di Ancona e nella foto Matteo, positivo al Covid, era in Rianimazione dopo un intervento chirurgico all’intestino. Impossibile in quel momento avere accanto la sua mamma (quella vera) che si chiama Roberta ed era a casa — positiva anche lei — a contare i minuti fra una chiamata e l’altra dei medici che avevano in cura il suo piccolo. Starà bene? Piangerà? Ci sarà qualcuno vicino a lui? La risposta a tutto arriva con quella fotografia. Un’emozione fatta di bianco e di azzurro, i colori dello scatto. Matteo è rapito dagli occhi che si muovono dentro lo scafandro bianco; è così attento a decifrare lo sguardo e la voce che sente arrivare da lì dentro che non reclama nemmeno il ciuccio stretto nella mano dell’infermiera e a portata di bocca.
Lei è accoccolata accanto a lui come avrà certo fatto mille volte anche Roberta per farlo addormentare. L’immagine trasmette protezione, carezze, parole dolci, magari anche cantilene per incantarlo e farlo sorridere un po’, per tenerlo lontano dal dolore. «È una foto che racconta umanità e professionalità» ha detto Roberta a Il Resto del Carlino . Appena è stato possibile i medici le hanno consentito di rimanere nella stanza assieme a Matteo: «Eravamo tutti e due positivi e quindi isolati dal mondo ma almeno eravamo insieme. Mio marito non ha potuto essere presente e io non scorderò mai mio fratello che veniva a farmi coraggio sotto la finestra». Storie di lontananze indotte dal virus ma anche di vicinanze costruite sul virus. Di un’infermiera che diventa mamma a forza di coccole e di un bambino che diventa figlio di chiunque gli sia vicino. Perché in questo tempo di pandemia una delle lezioni che tutti abbiamo imparato è saper essere presenti per chi ne ha bisogno, non importa che sia il vicino con la spesa o il paziente che vuole fare una videochiamata. Gli infermieri e i medici, sulla linea del fronte, lo sanno e lo fanno meglio di chiunque altro. Matteo l’ha capito subito: di quei due occhi nella tuta bianca si poteva fidare.
Lei è accoccolata accanto a lui come avrà certo fatto mille volte anche Roberta per farlo addormentare. L’immagine trasmette protezione, carezze, parole dolci, magari anche cantilene per incantarlo e farlo sorridere un po’, per tenerlo lontano dal dolore. «È una foto che racconta umanità e professionalità» ha detto Roberta a Il Resto del Carlino . Appena è stato possibile i medici le hanno consentito di rimanere nella stanza assieme a Matteo: «Eravamo tutti e due positivi e quindi isolati dal mondo ma almeno eravamo insieme. Mio marito non ha potuto essere presente e io non scorderò mai mio fratello che veniva a farmi coraggio sotto la finestra». Storie di lontananze indotte dal virus ma anche di vicinanze costruite sul virus. Di un’infermiera che diventa mamma a forza di coccole e di un bambino che diventa figlio di chiunque gli sia vicino. Perché in questo tempo di pandemia una delle lezioni che tutti abbiamo imparato è saper essere presenti per chi ne ha bisogno, non importa che sia il vicino con la spesa o il paziente che vuole fare una videochiamata. Gli infermieri e i medici, sulla linea del fronte, lo sanno e lo fanno meglio di chiunque altro. Matteo l’ha capito subito: di quei due occhi nella tuta bianca si poteva fidare.
Giusi Fasano - Corsera, oggi