Da una calabrese a una calabrese. Lucia Talarico, di
Soverato, ha letto quanto pubblicato dalla scrittrice Giusy Staropoli
Calafati, e ha voluto risponderle, per esprimere la sua indignazione non
per le parole di Augias ma per come «hanno ridotto la mia terra».
Pubblichiamo con piacere questo condivisibile sfogo di chi ama davvero la Calabria.
Pubblichiamo con piacere questo condivisibile sfogo di chi ama davvero la Calabria.
«Carissima, mi permetta di fare un sommesso contrappunto alla sua invettiva contro Corrado Augias.
Bizzarramente,
o forse no, mi è tornato in mente lo spot di Muccino, quello che a noi
calabresi è costato un milione e seicentomila euro! Se lo ricorderà,
Raoul Bova era pateticamente ridicolo e Rocio miagolava “Dove mi porti”,
e giù asini, coppole, bretelle, mari e mandarini, “Io da qui non mi
muovo più!”.
Un insulto ai Calabresi, costretti a pagare profumatamente stereotipi e miagolii.
Oggi leggo lei. Tuona lo sdegno, la passione, la Magna Grecia e Leonida Repaci!
Lei scrive a nome della Calabria e fieramente afferma “Io sono la Calabria”.
Io
altrettanto fieramente, affermo “Io sono una Calabrese”. Sdegnata,
aggiungo. Offesa e insultata non da Augias, no, ma dalle condizioni in
cui si trova la mia terra, ridotta a un cumulo di macerie ad opera della
politica e di chi ci ha governato.
Immagino che
lei abbia seguito il vergognoso balbettio del Commissario alla Sanità
Cotticelli e di “Maria” (secondo commissario) che lo redarguiva a
microfoni accesi “Ti ho detto che ti devi preparare…”.
Immagino
pure che lei abbia visto quel capo della nostra Protezione Civile che
in piena emergenza Covid, ridacchiava all’intervistatore “Se lei mi
domanda cos’è un respiratore, io non glielo so dire”, con il
collaboratore che ridacchiava allegro pure lui.
E
immagino che lei abbia visto l’allora assessore regionale Federica
Roccisano che incalzata da Rai3 per i mancati trasporti (regolarmente
finanziati) per gli alunni disabili, cadeva dalle nuvole e implorava
“Pietro! Pietro!”, chiedendo aiuto a un assistente.
Immagino
pure che l’avranno colpita tutti i report che assegnano ai calabresi
quattro anni in meno nella speranza di vita, causa la nostra Sanità
disastrata.
E certamente è a conoscenza degli arresti illustri ai vertici della nostra Amministrazione Regionale.
Sì, sono certissima che lei è al corrente della cronaca che ci riguarda, non occorre che gliene faccia menzione.
Potrei
ancora parlare di delinquenza, disoccupazione, dissesto idro-geologico,
sprechi e denaro pubblico gettato in pozzi senza fondo. E potrei dire
dei nostri ospedali, o degli ambulatori pubblici, o delle Asp non
informatizzate con le file degli utenti che si formano dalle 5 del
mattino. Potrei ancora dire delle nostre strade che sono poco più di
mulattiere, dei nostri ponti crollati, del letto dei fiumi devastato,
delle ferrovie che non esistono… Potrei dire tanto, ma mi fermo qui.
Io sono la Calabria, scrive lei.
Io
sono una Calabrese, scrivo io, con diritto di replica e la stessa sua
forza e orgoglio che a me servono per denunciare i crimini compiuti
sulla nostra magnifica terra e su noi Calabresi. Onesti, orgogliosi,
insultati e disperatamente palpitanti di indignazione e pretesa di
riscatto.
Cordiali saluti» (Lucia Talarico)
#emergenzacalabrianessundorma