Mes, i senatori e la paura del voto. Tra gli auguri di Taverna e le previsioni di Gasparri, di Fabrizio Roncone
Il racconto
Mes, i senatori e la paura del voto. Tra gli auguri di Taverna e le previsioni di Gasparri
Il fronte dei 5 Stelle rientrato dopo
giorni di minacce. Renzi all’arrivo: scrivo il discorso, non vi
deluderò. Gasparri: prima o poi Conte cadrà, bisogna capire i tempi. Ma
non saranno i grillini
Fabrizio Roncone
<<Non è oggi il giorno in cui viene giù
tutto. I ribelli grillini hanno deciso che è meglio se restano
aggrappati alle poltrone. Tav, Tap, si faranno piacere anche il Mes.
Però oggi è il giorno in cui, qui a Palazzo Madama, si possono capire un
mucchio di cose interessanti sul governo.
Se dura.
Per quanto.
E come.
La
porta dell’ascensore si apre sul corridoio dei Busti. Primo colpo
d’occhio: dai finestroni il presagio di un riverbero grigio, poi ecco i
portaborse dei ministri che arrivano da Montecitorio (dove a mezzogiorno
la dichiarazione del premier Conte ha già incassato 314 sì e 239 no,
con 9 astenuti), ed ecco pure Matteo Salvini, stavolta buono e
disciplinato con la sua mascherina nera, dopo che a luglio — in un
convegno negazionista organizzato al piano terra — era venuto facendo lo
sbruffone, a volto scoperto, carezze e abbracci per tutti, «perché per
me — diceva — il saluto con il gomito è la fine del genere umano».
Arie spavalde e abiti blu
<<Nel
salone Garibaldi, i commessi hanno allestito un albero di Natale d’una
tristezza che ormai nemmeno più negli autogrill. Però Paola Taverna — ex
temuta irriducibile a 5 Stelle, e ora solo stelle, tutta in ghingheri,
tutta firmata, signora mia — è di buonumore, e saluta la collega del Pd,
Simona Malpezzi: «A bbbellissima, dopo se’ famo gli auguri, eh».
Passa un altro grillino, il presidente della Commissione antimafia
Nicola Morra, quel gentiluomo che infangò la memoria di Jole Santelli, e
sbircia dentro la buvette, indugia perché adora fermarsi a parlare con i
cronisti, è di una vanità assoluta, ma i cronisti lo ignorano e allora,
mogio, se ne torna nell’emiciclo.
La verità è che i grillini non
sono più una notizia. Una settimana persa dietro alle loro minacce di
far cadere il governo, in un miscuglio di rancori, ricatti,
frustrazioni. Poi tutto rientrato di fronte al puro terrore di andare al
voto, non essere rieletti e doversi cercare un posto di lavoro fuori da
qui. La Lezzi (per capirci: quella che portò in aula l’apriscatole,
perché i grillini promettevano di aprire il Parlamento come una
scatoletta di tonno) ha annunciato che alla fine marceranno compatti
dietro a Conte, a parte un paio di loro, e forse la Vanin, che sembra
non parteciperà al voto.
Con sincerità: qui stiamo tutti aspettando
solo Matteo Renzi. E lui lo sa (compare e subito sparisce — «Vado a
scrivere il discorso, non vi deluderò!», promette con quella sua aria
spavalda, un po’ pregio un po’ limite, tutto stretto nel suo abito blu,
la cravatta color vinaccia e la solita maledetta pinguedine, che non
riesce ad eliminare nonostante ci dia dentro con la corsa come un
forsennato).
«Uno straccio di lavoro lo trovo»
<<Ha
rilasciato interviste, imbeccato i retroscenisti e lasciato scrivere:
sul Mes, il mio voto c’è, ma sul Recovery fund sono pronto a uscire dal
governo, a farlo cadere.
Riflette Maurizio Gasparri, storico
esponente di Forza Italia. «Renzi alza la fiamma sotto la pentola del
governo, che continua a cuocere...».
Continui.
«Prima o poi, Conte
cadrà. Cadde pure Berlusconi, non so se mi spiego. Il ragionamento da
fare, perciò, è sui tempi. Io però escludo possano essere i grillini a
provocare l’incidente. Vede: se esco da qui, io sono giornalista, ho
maturato esperienza, uno straccio di lavoro lo trovo. Ma loro? Uno come
Fico che lavoro potrebbe fare fuori dal Parlamento?».
Renzi però ha un’altra storia: e, stavolta, sembra intenzionato ad andare fino in fondo.
«Renzi
era il presidente del Consiglio, aveva il Pd ai suoi piedi, oltre il
40% dei consensi e poteva contare sul Patto del Nazareno. Ma adesso?
Guida un partitino inchiodato al 3% e, mentre prima si sedeva con la
Merkel, ora gli tocca Calenda».
Quindi?
«Ogni tanto alza la voce, e
stavolta magari, nel merito, ha pure ragione. Ma quello che cerca, a
meno che qualcosa non mi stia sfuggendo, è solo visibilità».
Paolo
Romani — con Quagliariello e Berutti nella componente Cambiamo di rito
«totiano» — aggiunge: «Andiamo a votare con il Covid? Dia retta: Renzi
cerca poltrone».
Passione e lucidità politica
<<Sarà.
Però lui, Renzi, dice il contrario a Conte.
Anzi, per essere precisi: gli detta un ultimatum.
«Se
ha bisogno di qualche poltrona, ce ne sono tre, le nostre: due da
ministro e una da sottosegretario. Noi di Italia viva le diciamo: se
nella manovra c’è un provvedimento sulla governance del Next Generation e
se c’è un provvedimento sulla fondazione dei servizi segreti, noi
votiamo contro».
Un po’ legge gli appunti, un po’ va a braccio. È in
palla, Renzi: e con la postura del vero leader diventa travolgente, ci
mette passione, lucidità politica, empatia (non esattamente la sua
specialità).
Nei banchi del Pd ascoltano eccitati, non trattengono
gli applausi. Il capogruppo Andrea Marcucci è un caro amico di Renzi.
Con le mascherine ormai abbiamo imparato a interpretare ogni sguardo. E
il suo è di miele (seguono voci non confermate che, a gennaio, potrebbe
traslocare in Italia viva).>>
Fabrizio Roncone, Corriere della Sera